Dieta mediterranea-Immagine Credit Public Domain-
In Europa, le malattie cardiovascolari (CVD) sono una delle principali cause di morte prematura. Le malattie cardiovascolari sono associate alle condizioni e alle abitudini di salute esistenti di un individuo, come il fumo, l’ipercolesterolemia, l’obesità, l’ipertensione, le cattive abitudini alimentari e il diabete mellito.
L’American Heart Association (AHA) ha proposto nel 2010 il punteggio di salute cardiovascolare ideale (ICVH) per migliorare la salute generale e ridurre i decessi dovuti a malattie cardiovascolari. Il punteggio ICVH si basa su sette parametri, inclusi modelli comportamentali ideali per la salute, tra cui l’indice di massa corporea (BMI), dieta sana, attività fisica appropriata e non fumatori, nonché fattori di salute favorevoli come glicemia normale, colesterolo e livelli di pressione sanguigna.
La salute cardiovascolare e la dieta sono strettamente collegate. I nutrienti e le sostanze fitochimiche ottenute dalla dieta svolgono un ruolo significativo nella prevenzione o nell’incidenza delle malattie cardiovascolari.
Diversi studi hanno rivelato che la dieta mediterranea (MedDiet), basata su un elevato apporto di noci, legumi, frutta, verdura, olio extra vergine di oliva e quantità moderate di vino, riduce il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari.
La MedDiet è ricca di grassi sani e molecole bioattive antiossidanti (ad esempio, polifenoli). Sebbene i polifenoli siano noti per migliorare la salute cardiovascolare, la loro disponibilità nell’intestino tenue è bassa. Tra il 90 e il 95% dei polifenoli raggiunge l’intestino crasso, dove incontra reazioni enzimatiche catalizzate dal microbioma intestinale. Dopo l’assorbimento, i metaboliti fenolici microbici (MPM) potrebbero essere associati a varie funzioni biologiche. Tuttavia, studi limitati hanno valutato i benefici dei metaboliti fenolici microbici nella dieta mediterranea, sulla salute cardiovascolare.
A proposito dello studio
Un recente studio di Food Research International ha identificato e quantificato la MPM in una sottopopolazione dello studio PREDIMED. Qui, gli autori hanno determinanìto l’associazione tra MPM e aderenza a MedDiet e l’effetto sulla salute cardiovascolare in una popolazione mediterranea anziana.
PREDIMED è uno studio clinico multicentrico di cinque anni che ha esaminato l‘effetto della tradizionale MedDiet sulla prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari. In Spagna, 7.447 partecipanti sono stati reclutati tra ottobre 2003 e dicembre 2010, con un criterio di ammissibilità chiave che i partecipanti non devono avere una storia di CVD al basale. Il presente studio ha incluso 200 partecipanti selezionati in modo casuale dal centro di reclutamento PREDIMED-Hospital Clinic di Barcellona, in Spagna.
L’attuale studio ha utilizzzato lo spettrometo di massa LTQ-OrbitrapMS, un analizzatore di massa a trappola ionica costituito da due elettrodi esterni e un elettrodo centrale che gli consentono di agire sia come analizzatore che come rilevatore, per l’analisi. Questa tecnica ha fornito informazioni strutturali accurate, che hanno aiutato a rilevare e quantificare nuovi composti metabolici.
Risultati dello studio
Il presente sottostudio trasversale dello studio PREDIMED ha rivelato che punteggi metaboliti fenolici microbici urinari più elevati erano associati a una maggiore aderenza alla dieta mediterranea e a un punteggio di salute cardiovascolare migliorato. Inoltre, è stata osservata una solida associazione inversa tra le concentrazioni urinarie di urolitina B glucuronide (UBG) e lipoproteine a bassa densità (LDL)-colesterolo. Questi risultati indicano fortemente che la dieta mediterranea era collegata ai metaboliti fenolici, che possono migliorare la salute cardiovascolare.
Precedenti studi hanno dimostrato che la dieta mediterranea può alterare l’ecosistema del microbioma e la produzione di metaboliti microbici nell’intestino. È interessante notare che una maggiore aderenza alla MedDiet è stata associata a un aumento dei Bacteroidetes, come il genere Prevotella, nell’intestino, che sono coinvolti nel metabolismo dei polifenoli.
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Nessuno dei partecipanti allo studio ha ottenuto il punteggio ICVH più alto registrato, il che implica che l’intera coorte non ha soddisfatto tutte le metriche di salute. Questa osservazione è coerente con uno studio precedente sull’intestino che ha riportato che solo lo 0,3% della coorte ha ottenuto punteggi di sei e sette. Questo risultato non è innaturale, poiché lo studio PREDIMED include la popolazione anziana mediterranea che di solito è a più alto rischio di CVD.
L’attuale studio ha anche osservato un’associazione tra più punteggi MPM e salute cardiovascolare. In accordo con i parametri di salute individuali, la glicemia e la dieta erano positivamente associate al punteggio MPM.
Questa associazione è stata apprezzata anche con il punteggio MPM e l’adesione alla dieta mediterranea; tuttavia, la MPM da sola, non è stata in grado di elevare l’ICVH complessivo. Pertanto, insieme diversi metaboliti fenolici sembrano apportare benefici alla salute cardiovascolare piuttosto che individualmente.
Punti di forza e limiti
Un punto di forza fondamentale dell’attuale studio è che include l’analisi di campioni biologici e offre dati affidabili sul metabolismo di un individuo. Inoltre, la tecnica LTQ-Orbitrap ha consentito un’accurata delucidazione e quantificazione dei metaboliti.
Nonostante i suoi punti di forza, l’attuale studio presenta alcuni limiti, come l’inclusione di soli individui mediterranei anziani ad alto rischio di sviluppare CVD, riducendo la generalizzazione dei risultati. Inoltre, a causa dell’indisponibilità di campioni fecali, gli autori non hanno potuto determinare la composizione del microbiota dei partecipanti.
Conclusioni
L’attuale studio è il primo a valutare l’associazione tra polifenoli microbici, dieta e salute cardiovascolare utilizzando la tecnica LTQ-OrbitrapMS. In futuro, sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere meglio l’effetto dei composti fenolici nei campioni biologici sul punteggio di salute cardiovascolare complessivo.
Fonte:Food Researdh International