“Bisogna proteggere i pazienti affetti da sclerosi multipla dallo sciacallaggio delle cliniche private. Ci sono moltissimi malati italiani che vanno all’estero, soprattutto in Bulgaria, per sottoporsi a costosissime angioplastiche per tentare di risolvere il loro problema, anche solo parzialmente”. A lanciare l’allarme e’ Carlo Setacci, primario di Chirurgia Vascolare al Policlinico Le Scotte di Siena, nonche’ presidente della Societa’ Italiana di Chirurgia Vascolare (SICVE) e presidente della Societa’ europea di chirurgia Vascolare (ESVS). Setacci non e’ coinvolto in alcun “schieramento” pro o contro il metodo Zamboni, e ne’ in studi sull’argomento. Per questo prova a darci una visione equilibrata sull’argomento.
“La sclerosi multipla – ha spiegato – e’ una sindrome complessa con una genesi multifattoriale. Una delle possibili concause e’ la presenza di stenosi nella vena giugulare, ostruzioni a livello venoso. Il metodo Zamboni consiste in una procedura di angioplastica, ovvero in un allargamento dei vasi ostruiti attraverso l’applicazione di stent. In questo modo e’ possibile correggere il difetto vascolare e, di conseguenza, alcuni pazienti possono risolvere, anche parzialmente, il problema”. Tuttavia, questa procedura non puo’ essere eseguita su tutti i malati di sclerosi multipla. “Infatti, non e’ detto – ha precisato Setacci – che tutti i pazienti presentano questa anomalia vascolare”.
Impossibile, almeno per il momento, quantificare il numero di pazienti che hanno questo difetto di scarico del circolo venoso. “Non esiste un’uniformita’ di giudizio. Ma solo qualche percentuale – ha detto l’esperto – che fa riferimnto a studi monocentrici e che puo’ variare dal 10 al 30 per cento”.
Per capire se il malato presenta questa anomalia ci sono degli esami specifici. “Con un ecodoppler e’ possibile capire se il paziente presenta questo tipo di ostruzione e, in tal caso, si puo’ intervenire chirurgicamente”, ha aggiunto. Tuttavia, il metodo Zamboni ha sollevato moltissime polemiche e non tutti concordano sull’efficacia di questa procedura. “C’e’ una guerra tra professionisti – ha sottolineato Setacci – che non ha nulla a che vedere con il benessere dei pazienti. Bisogna allontanarsi da posizioni corporative per cercare di fare quanto piu’ possibile per aiutare i malati”. Quella si Setacci non e’ una cieca fiducia nei confronti del metodo Zamboni.
“La mia posizione – ha sottolineato – e’ molto semplice: l’angioplastica e’ una procedura chirurgica che si effettua in anestesia locale e che presenta un bassissimo rischio; nell’ipotesi peggiore non succede niente. Pertanto credo che valga la pena per i pazienti che presentano una stenosi tentare di risolvere il problema. Per alcuni malati questo metodo puo’ essere parzialmente risolutivo. Allora perche non provarci?”.
Secondo Setacci, “la guerra tra professionisti in corso per il metodo Zamboni non puo’ che essere negativa per i pazienti, alcuni dei quali per non rinunciare di sottoporsi a questa procedura sono disposti ad andare all’estero e a sottoporsi ad angioplastiche a pagamento”. Sembra che questa “migrazione all’estero” sia un fenome molto diffuso. “Succede proprio come alle coppie che hanno problemi di fertilita’: si va all’estero – ha concluso – perche’ nel nostro paese si incontrano tantissimi ostacoli”.
Fonte AGI