Le malattie che causano deficit cognitivo sino alla demenza sono diventate un grave problema socio-sanitario nei paesi occidentali. La piu’ frequente causa di demenza e’ l’Alzheimer ma esistono anche altre forme come la demenza a corpi di Lewy e quella frontotemporale, che spesso non vengono diagnosticate correttamente e che possono sovrapporsi alla malattia di Alzheimer. Sono stati pubblicati su ‘Neurology’, rivista internazionale di neurologia, i risultati di uno studio italiano, coordinato dal professor Lorenzo Pinessi, direttore della clinica neurologica dell’universita’ di Torino, che dimostra per la prima volta come la demenza frontotemporale sia dovuta a un’anomalia del processo di autofagia neuronale.
Le demenze degenerative sono, infatti, caratterizzate da un lento processo di deposizione di proteine anomale (protein misfolding) all’interno del cervello. L’accumulo di queste proteine, spesso sotto forma di placche, esercita un effetto tossico sulle sinapsi e induce una lenta e progressiva morte dei neuroni (neurodegenerazione). Nelle fasi iniziali di una malattia demenziale, i neuroni attivano un processo, chiamato autofagia, che porta a isolare le proteine anomale e alla loro distruzione, prevenendo l’aggregazione nelle placche. Se questo processo non funziona in modo adeguato, il cervello non e’ piu’ in grado di difendersi da queste sostanze tossiche e la demenza diventa conclamata ed irreversibile. Negli ultimi anni sono stati isolati diversi geni implicati nei processi neurodegenerativi. Tuttavia, non era ancora chiaro, come diversi geni che agiscono su diverse vie metaboliche, possono causare la degenerazione cerebrale.
Il progetto di ricerca e’ stato sviluppato dai medici del Centro per le Demenze (Unita’ Valutativa Alzheimer) (Innocenzo Rainero e Elisa Rubino) e del Centro Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) (Adriano Chio’) della Citta’ della Salute e della Scienza di Torino (ex Molinette). In una vasta popolazione di pazienti con demenza frontotemporale sono state trovate numerose varianti nel gene Sequestosoma1 (SQSTM1). Questo gene codifica per una proteina, chiamata p62, che svolge un importante ruolo nel processo di autofagia neuronale, un processo che provvede a proteggere la cellula eliminando gli accumuli proteici alterati. Inoltre, lo studio ha confermato precedenti dati che avevano dimostrato anomalie dello stesso gene nei pazienti con Sla. I neuroni che presentano una anomalia della proteina p62, pertantanto, non sono in grado di allontanare le proteine tossiche e vanno rapidamente incontro a degenerazione.
Lo stesso gruppo di ricerca ha iniziato a valutare se lo stesso meccanismo possa essere coinvolto anche nella malattia di Alzheimer. Lo studio italiano apre nuove prospettive di profilassi e di terapia delle demenze: sono, infatti, gia’ iniziati negli animali da esperimento studi volti a potenziare dal punto di vista farmacologico il meccanismo dell’autofagia neuronale, permettendo cosi’ al neurone di allontanare le proteine tossiche e bloccare i processi di morte cellulare. Per i pazienti affetti da demenza e’ stata aperta, quindi, una nuova interessante prospettiva per rallentare l’evoluzione della malattia. (AGI) .