
In una svolta nella ricerca sull’influenza, gli scienziati hanno scoperto cellule immunitarie in grado di riconoscere i virus dell’influenza anche quando mutano, alimentando le speranze di un vaccino più duraturo e di una protezione universale contro future pandemie influenzali.
Il virus dell’influenza è in continua evoluzione, il che significa che l’immunità derivante da infezioni passate o vaccinazioni potrebbe non proteggere completamente dai nuovi ceppi. Queste mutazioni sono il motivo per cui il vaccino antinfluenzale dell’anno scorso potrebbe non essere più efficace, richiedendo aggiornamenti annuali per stare al passo con le ultime varianti.
Ma cosa succederebbe se il nostro sistema immunitario potesse riconoscere una gamma più ampia di virus influenzali, offrendo una protezione più duratura? Nuove ricerche suggeriscono che alcune cellule immunitarie, un sottoinsieme di cellule T, potrebbero detenere la chiave.
Una ricerca condotta dal Peter Doherty Institute for Infection and Immunity (Doherty Institute) e dalla Monash University ha scoperto come specifiche cellule T, che svolgono un ruolo fondamentale nella lotta alle infezioni, possano rilevare più ceppi influenzali, anche quelli che si sono evoluti nel corso di un secolo. Questo processo, noto come cross-reattività, potrebbe essere cruciale nello sviluppo di un’immunità più efficace contro l’influenza.
Nello studio, pubblicato su Science Immunology, i ricercatori hanno analizzato campioni di individui con diversi virus influenzali e hanno identificato un sottoinsieme di cellule T che riconoscono una particolare proteina presente nei virus dell’influenza A, dall’influenza spagnola del 1918 ai più recenti ceppi H5N1 del 2024.
Il Dott. Oanh Nguyen dell’Università di Melbourne, ricercatore senior presso il Doherty Institute e coautore dello studio, ha spiegato i meccanismi molecolari che consentono a queste cellule T di riconoscere molteplici varianti dell’influenza.
“Abbiamo testato come le cellule T delle persone rispondono a una parte specifica del virus dell’influenza che cambia frequentemente. Negli ultimi 100 anni, questa regione si è evoluta in 12 forme diverse“, ha affermato il Dott. Nguyen. “Abbiamo scoperto che alcuni individui hanno cellule T in grado di riconoscere fino a nove di queste varianti, mentre altri hanno cellule T in grado di rilevarne solo un paio“.
Il Professor Jamie Rossjohn, immunologo presso la Monash University e coautore senior dello studio, ha spiegato come il team ha scoperto i dettagli molecolari alla base di questa risposta immunitaria.
“Questo lavoro rivela una capacità inutilizzata del sistema immunitario di rispondere ai virus dell’influenza, anche se questi cambiano nel tempo“, ha affermato il Professor Rossjohn.
“Abbiamo utilizzato una tecnica avanzata chiamata cristallografia per determinare come le cellule T vedono i virus influenzali a livello molecolare. Abbiamo osservato interazioni specifiche tra le cellule T e le proteine influenzali che determinano perché alcune cellule T sono più brave a rilevare un’ampia gamma di ceppi rispetto ad altre. Sebbene le nostre scoperte approfondiscano la nostra comprensione del modo in cui le cellule T reagiscono ai virus influenzali in continua evoluzione, esse sono anche estremamente rilevanti per comprendere le risposte immunitarie ad altri virus in rapida evoluzione, come SARS-CoV-2“.
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L’influenza rimane una grave minaccia per la salute globale. Secondo l’OMS, l’influenza causa da 3 a 5 milioni di casi di malattia grave e fino a 650.000 decessi ogni anno, in particolare tra le popolazioni vulnerabili.
La Professoressa Katherine Kedzierska dell’Università di Melbourne, responsabile del laboratorio sulle cellule T umane presso il Doherty Institute, ha affermato che un vaccino universale, che protegga da più ceppi per periodi più lunghi, rappresenterebbe una svolta.
“Questa ricerca è estremamente significativa. Mostra come alcune cellule T possano riconoscere più ceppi di influenza, il che rappresenta un grande passo avanti verso la comprensione dell’immunità protettiva universale, non solo per l’influenza, ma potenzialmente anche per altre malattie virali“, ha affermato il Professor Kedzierska.
“Sfruttare queste risposte cross-reattive potrebbe essere la chiave per un vaccino che offra una protezione più duratura e riduca il rischio di future pandemie influenzali”, ha concluso.
Fonte: Science Immunology