
La ketamina è passata dall’essere una droga da discoteca a un potenziale trattamento per la salute mentale, ma la sua sicurezza è ancora oggetto di accesi dibattiti.
Dopo la tragica overdose di Matthew Perry, i ricercatori hanno intensificato gli sforzi per comprendere come funziona il farmaco. Un nuovo studio dimostra finalmente l’esistenza di un recettore NMDA teorizzato da tempo e mostra esattamente come la ketamina si lega a esso, offrendo spunti che potrebbero portare a opzioni antidepressive più sicure.
Il restyling hollywoodiano della ketamina
La reputazione della ketamina si è evoluta in modo incredibille. Un tempo nota principalmente come droga da festa chiamata “Special K” e usata come anestetico per gli animali, ora viene prescritta da alcuni dottori per curare condizioni di salute mentale come il disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e la depressione. “Tuttavia, il suo uso medico rimane controverso”, afferma il Professor Hiro Furukawa del Cold Spring Harbor Laboratory (CSHL).
I critici si chiedono se un farmaco allucinogeno debba essere somministrato a individui con salute mentale vulnerabile. Il dibattito si è intensificato nel 2024 dopo la morte dell’attore di Friends Matthew Perry, che ha assunto una dose eccessiva di ketamina. La sua scomparsa ha portato ad azioni legali, tra cui accuse contro il medico che gli aveva prescritto la ketamina per depressione e ansia.
Svelare gli effetti della ketamina sul cervello
“Anche tralasciando questo, restano molte domande su come la ketamina influenzi il cervello“, afferma Furukawa. “Per oltre un decennio si è ipotizzato che il farmaco blocchi uno specifico tipo di recettore NMDA (NMDAR), chiamato GluN1-2B-2D”. C’era un grosso problema con questa teoria. Gli scienziati non erano del tutto sicuri che GluN1-2B-2D esistesse. Un nuovo studio del laboratorio Furukawa getta nuoav luce sulla situazione.
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Dimostrare l’esistenza di un misterioso recettore
In un articolo pubblicato il 14 febbraio sulla rivista Neuron, Furukawa e il postdoc Hyunook Kang dimostrano che GluN1-2B-2D esiste nel cervello dei mammiferi. Quindi ricostruiscono una versione umana di GluN1-2B-2D. Non si fermano qui. Utilizzando la crio-microscopia elettronica (cryo-EM), catturano GluN1-2B-2D in azione. I neuroscienziati identificano il meccanismo di tensione e rilascio che controlla i movimenti di GluN1-2B-2D. Ora possono vedere come questo misterioso NMDAR apre e chiude il suo poro del canale ionico. E fanno un ulteriore passo avanti. Rivelano diversi modi in cui la ketamina può legarsi a GluN1-2B-2D.
Catturare la ketamina in azione
Una serie di visualizzazioni incredibilmente dettagliate mostrano molecole di ketamina che si attaccano a parti specifiche di GluN1-2B-2D. “È come una maglia“, spiega Furukawa. “In piccole frazioni di secondo, la ketamina può agganciarsi a queste sezioni e chiudere il canale“. Furukawa e i suoi colleghi hanno catturato quattro modelli di legame. Tuttavia, credono che ci siano molti altri modi in cui la ketamina può attecchire.
Questa animazione 3D, del professor Hiro Furukawa del Cold Spring Harbor Laboratory e del postdoc Hyunook Kang, illustra il meccanismo di tensione e rilascio che controlla il modo in cui il recettore cerebrale GluN1-2B-2D apre e chiude il suo poro del canale ionico. Crediti: Furukawa lab/CSHL
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Il futuro della terapia con ketamina
Si pensa che la ketamina possa alleviare i sintomi di depressione e ansia influenzando il movimento GluN1-2B-2D. Ma per quanto tempo il canale dovrebbe rimanere aperto o chiuso? “Questo probabilmente varia a seconda del paziente”, afferma Furukawa. Allo stesso modo, gli effetti collaterali della terapia con ketamina possono variare da lievi allucinazioni a psicosi conclamata. Tuttavia, se gli scienziati riuscissero a determinare in che modo i movimenti GluN1-2B-2D influenzano il cervello, potrebbero essere in grado di sintetizzare nuove versioni del farmaco con meno effetti collaterali dannosi. Ciò potrebbe offrire speranza a milioni di persone che vivono con depressione e ansia. Quindi, è lì che Furukawa e i suoi colleghi del CSHL punteranno i loro obiettivi.
Fonte: Neuron