Un gruppo di ricercatori della Icahn School of Medicine presso il Mount Sinai ha individuato due nuovi composti che possono proteggere i neuroni dai danni causati dalla sclerosi multipla.
Lo studio è stato pubblicato questa settimana on line, sulla rivista Nature Neuroscience.
La sclerosi multipla è una malattia del cervello e del midollo spinale in cui, per ragioni ancora sconosciute, il sistema immunitario del corpo inizia un attacco infiammatorio contro la mielina, la guaina protettiva che circonda le fibre nervose. Private della mielina, le cellule nervose diventano altamente sensibili ai danni che sono alla base della loro distruzione e che portano al declino clinico costante osservato nella sclerosi multipla.
” I composti identificati in questo studio, somministrati per via orale, hanno ridotto l’infiammazione che è una caratteristica della malattia e protetto le cellule nervose dai danni osservati nei modelli murini”, ha detto Jeffery Haines, PhD, borsista post-dottorato della Icahn School of Medicine e autore principale dello studio.
” I farmaci attualmente utilizzati per il trattamento della condizione cercano di ridurre l’attacco immunitario sulle cellule, ma nessuno ha come obiettivo la neurodegenerazione, nè agiscono per ripristinare la funzione delle cellule nervose. I risultati di questo studio rappresentano un passo emozionante nel processo di avanzamento di nuove opzioni di trattamento per la sclerosi multipla”.
Precedenti ricerche condotte presso la Icahn School of Medicine, hanno rilevato che il traffico di molecole proteiche tra il nucleo ( il compartimento molecolare che contiene le informazioni genetiche della cellula) e il citoplasma, è alterato nelle malattie neurodegenerative. La molecola che traghetta le proteine dal nucleo verso il citoplasma, XPO1 ( chiamata anche CRM1) è implicata nella sclerosi multipla e in un certo numero di altre malattie.
In particolare, lo studio è stato progettato per verificare se i composti farmacologici utilizzati per bloccare la funzione di XPO1, potrebbero impedire la progressione della malattia in modelli murini che presentano alcune caratteristiche della sclerosi multipla.
I ricercatori hanno trovato che due agenti chimici chiamati KPT-276 e KPT-350, hanno inibito la funzione di XPO1. I due composti hanno anche bloccato la moltiplicazione delle cellule infiammatorie, riducendo l’infiammazione.
I topi sono stati in grado di recuperare la loro funzione motoria entro due settimane dalla somministrazione orale di KPT-276 e KPT-350. ” I risultati dello studio chiariscono i meccanismi molecolari della progressione della sclerosi multipla e forniscono la base per futuri studi clinici per determinare la sicurezza e l’efficacia di questi agenti chimici in pazienti affetti da patologie diemielinizzanti”, dice Patrizia Casaccia, MD, PhD, Professor of Neuroscience, Genetics and Genomic Sciences al Mount Sinai e autore senior dello studio.
Poichè il traffico del trasporto di molecole tra il nucleo ed il citoplasma nelle cellule nervose è alterato in diverse patologie neurodegenerative, la ricerca può avere implicazioni terapeutiche in malattie come la sclerosi laterale amiotrofica ed il morbo di Alzheimer.
Fonte: Jeffery D Haines, Olivier Herbin, Belén de la Hera, Oscar G Vidaurre, Gregory A Moy, Qingxiang Sun, Ho Yee Joyce Fung, Stefanie Albrecht, Konstantina Alexandropoulos, Dilara McCauley, Yuh Min Chook, Tanja Kuhlmann, Grahame J Kidd, Sharon Shacham, Patrizia Casaccia. Nuclear export inhibitors avert progression in preclinical models of inflammatory demyelination. Nature Neuroscience, 2015; DOI: 10.1038/nn.3953