In una nuova ricerca, gli scienziati hanno protetto il 75% delle scimmie rhesus dal virus Ebola, utilizzando un composto che ha come target l’espressione di VP24, una singola proteina del virus che può essere considerata la chiave per lo sviluppo di efficaci terapie contro la malattia mortale.
Lo studio, pubblicato oggi dalla rivista mBio, è stato condotto dalla US Army Medical Research Institute of Infectious Diseases (USAMRIID), in collaborazione con la società di biotecnologia Sarepta Therapeutics, Inc.
Perl tre un decennio, l’USAMRIID e la Socetà Biofarmaceutica Sarepta, hanno collaborato per testare e sviluppare una classe di composti noti come Antisenso Phosphorodiamidate Morpholino Oligomer (PMO), guidati dall’autore principale dello studioTravis Warren dell’USAMRIID.
” Questi composti sono progettati per entrare nelle cellule del virus ed impedire loro di replicare. Essi agiscono bloccando la traduzione delle sequenze genetiche virali critiche, impedendo la produzione della proteina e dando tempo all’ospite di preparare una risposta immunitaria per eliminare il virus”, ha spiegato Warren.
In una ricerca precedentemente pubblicata in Nature Medicine, il team di ricerca ha domostrato che una combinazione di PMO chiamato AVI-6002 e un prodotto che ha come target geni che codificanbo per due proteine, VP24 e VP35, ha impedito l’infezione da virus Ebola nelle scimmie Rhesus. I ricercatori hanno confrontato l’attività di ogni singolo componente del composto con l’attivita della combinazione dei due prodotti.
In qesto esperimento, gli animali sono stati trattati con AVI-7537 che si rivolge solo a VP-24 e con AVI 7539 che si rivolge solo a VP-35 o solo con AVI 6200, che si rivolge ad entrambe le proteine. Un altro gruppo di animali che serviva come controllo, non è stato trattato.
Gli animali sono stati trattati una volta al giorno per 14 giorni a partire da circa un’ora dopo l’esposizione al virus.
I risultati della sperimentazione hanno dimostrato che il 75% degli animali trattati con AVI 7537 che si rivolge solo a VP-24 e il 62% degli animali che hanno ricevuto il trattamento di combinazione, sono sopravvissuti, mentre gli animali del gruppo di controllo e quelli trattati con AVI-7539, hanno ceduto all’infezione ad un tasso che era simile a quello del gruppo non trattato.
Simona Bavari, Direttore Scientifico dell’USAMRIID e autore senior dell’articolo, ha osservato che questa ricerca sostanzia ulteriormente, dati recenti che mostrano che la proteina VP-24 può essere un fattore chiave di virulenza, codificata dal virus Ebola.
“Questo studio mostra che il targeting VP-24 da solo, può portare allo sviluppo di trattamenti efficaci contro il virus Ebola”, ha concluso la Prof.ssa Bavari.
Anche se diversi studi clinici sono attualmente in corso, non ci sono ancora vaccini autorizzati o terapie contro il virus Ebola.
Questo studio è stato sostenuto dal U.S. Department of Defense, Joint Project Manager–Medical Countermeasure Systems.