(Colangiocarcinoma intraepatico-Immaghine Credit Public Domain).
I ricercatori del Massachusetts General Hospital (MGH) hanno scoperto che la riprogrammazione del ricco microambiente del tessuto connettivo di un cancro del fegato noto come colangiocarcinoma intraepatico (ICC) ne inibisce la progressione e la resistenza alla chemioterapia standard nei modelli animali.
Questo nuovo trattamento per una malattia con esiti estremamente poveri utilizza anticorpi per bloccare il fattore di crescita placentare (PlGF), un membro della famiglia dei fattori di crescita endoteliale vascolare (VEGF) che è stato ampiamente studiato per il suo ruolo nella formazione di nuovi vasi nei tumori. PlGF è altamente espresso nel colangiocarcinoma intraepatico rispetto al normale tessuto epatico e bloccandolo si riduce la produzione di tessuto connettivo, aumentando l’efficacia della chemioterapia e sopravvivenza nei topi con questa patologia.
Questi risultati sono stati riportati da Gut, la rivista della British Society of Gastroenterology.
“Siamo stati in grado di dimostrare che PlGF è un mediatore della progressione del colangiocarcinoma intraepatico e che il blocco anticorpale di PlGF nei modelli ICC ha inibito l’attività dei fibroblasti associati al cancro (CAF) che producono tessuto connettivo. I nostri risultati suggeriscono che l’inibizione di PlGF è un potenziale bersaglio terapeutico che potrebbe avere implicazioni per altre terapie combinate emergenti che hanno mostrato risultati promettenti contro l’ICC, una malattia in gran parte intrattabile con una prognosi infausta”, dice Dan G. Duda, DMD, PhD, Direttore della ricerca traslazionale in Oncologia delle radiazioni gastrointestinali presso MGH e autore senior dello studio.
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L’ICC è un cancro aggressivo del fegato con un tasso di sopravvivenza a cinque anni del 15% per i pazienti con malattia in stadio iniziale e del 6% per quelli con metastasi ai linfonodi regionali. Questo tipo di cancro è caratterizzato da anomalie vascolari, tessuto connettivo abbondante (noto come desmoplasia) prodotto da CAF attivati e con poche opzioni terapeutiche. La chemioterapia sistemica con Gemcitabina e Cisplatino rimane lo standard di cura per i pazienti con ICC avanzato, ma i benefici sono limitati. “Sono urgentemente necessarie nuove terapie poiché l’incidenza dell’ICC cresce del 3% all’anno negli Stati Uniti e nel mondo“, sottolinea Duda.