Carlos Sonnenschein, biologo cellulare alla Tufts University di Boston , nel corso di due Lectures esposte a Roma e Bari e promosse da Fondazione Sigma-Tau, propone di cambiare approccio nella ricerca sul cancro.
Secondo Sonnenschein, punto “debole” della Teoria della mutazione somatica, teoria dominante da circa un secolo sulla genesi del cancro, è che questa postula come l’accumulo di mutazioni nel genoma di un’unica cellula normale, alla fine, produca la trasformazione di quella cellula in neoplasma. In sostanza la cellula normale ‘impazzisce’ e si trasforma in cellula cancerosa e comincia a proliferare in maniera incontrollata. Un concetto che però contrasta con la teoria dell’evoluzione dove il vantaggio evolutivo di un sistema è strettamente legato alla sua abilità proliferativa. Inoltre, la Smt parte del presupposto che il cancro sia una malattia molecolare che parte dalle cellule.
Un approccio, per Sonnenschein, da ribaltare perché “il cancro non è la malattia di una cellula, ma la malattia di un intero tessuto. È il risultato non di una cellula ‘impazzita’, ma del venir meno di un segnale inibitore, proveniente dallo ‘stroma’ o tessuto connettivo, ossia dagli strati di tessuto al di sotto delle cellule epiteliali che, in condizioni normali, franano la proliferazione delle cellule epiteliali.
” Da quanto è emerso dalle nostre ricerche sul controllo della proliferazione cellulare, e dopo un’attenta disamina della letteratura in materia, nel 1999 abbiamo proposto un’ipotesi alternativa, la teoria di campo dell’organizzazione dei tessuti (Toft). Diversamente dalla Smt, la Toft postula che il cancro è una malattia che parte dai tessuti, e che i carcinogeni (direttamente) e le mutazioni della linea germinale (indirettamente) possono modificare le normali interazioni tra lo stroma e l’epitelio adiacente. Inoltre, la Toft sostiene che lo stato di default di tutte le cellule è la proliferazione, premessa coerente e compatibile con la teoria dell’evoluzione”. spiega Sonnenschein.Secondo Sonnenschein, nel corso del tempo, questa teoria è stata rafforzata da un numero sempre maggiore di prove.
L’ultimo tentativo di difendere il primato della Smt è stato la proposta di un approccio sintetico, nell’ambito del quale per spiegare il fenotipo del cancro sono state prese in considerazione sia le mutazioni somatiche che sono alla base della Smt sia l’alterazione dei rapporti tra stroma ed epitelio che sono alla base della Toft. Ebbene, “dal punto di vista di quest’ultima, è stato dimostrato – ha aggiunto Sonnenschein – che le mutazioni somatiche non sono né necessarie né sufficienti per giustificare né l’inizio né lo sviluppo del cancro. Inoltre, questa sintesi tra le due teorie è prematura e sembra un ulteriore tentativo di salvare la Smt. Per giustificare fatti che non concordano con quanto predetto dalla Smt originaria, si continuano a proporre argomentazioni ad hoc. Per confrontare la validità della Smt originaria e delle sue varianti con quella della Toft al fine di spiegare la carcinogenesi, io vorrei invece presentare argomentazioni epistemologiche e prove sperimentali. La risoluzione di questa controversia – ha concluso – inserirà finalmente il cancro nel contesto evoluzionistico offrendo così l’opportunità di affrontarlo a livello terapeutico seguendo un approccio razionale”.
Dal punto di vista sperimentale, per spiegare il processo di carcinogenesi attualmente i ricercatori stanno raccogliendo e integrando dati con il metodo della coltura tridimensionale. Ritengono infatti che applicando a questo complesso problema biologico il metodo della biologia sistemica, si potrà capire meglio la malattia e di conseguenza proporre approcci preventivi e terapeutici più razionali di quelli in uso oggi.