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Artrite: identificate cellule chiave per prevenire le riacutizzazioni

Scientists identify key cells that could be targeted to prevent arthritis flare-ups
Credit: Immunity (2024). 

Una nuova ricerca ha individuato cellule chiave che potrebbero essere prese di mira per prevenire dolorose riacutizzazioni dell’artrite reumatoide, offrendo una potenziale nuova speranza a milioni di persone affette da questa condizione in tutto il mondo.

Le nuove importanti scoperte sono state pubblicate sulla rivista Immunity ed evidenziano il potenziale dell’uso delle cellule dendritiche come marcatori precoci per prevedere una riacutizzazione dell’artrite reumatoide, aprendo la strada a più pazienti per ottenere una remissione prolungata. Lo studio è stato condotto da ricercatori dell’Università di Glasgow nell’ambito del RACE (Research into Inflammatory Arthritis Centre “Versus Arthritis”, una collaborazione tra le Università di Glasgow, Newcastle, Birmingham e Oxford) insieme all’Università A. Gemelli IRCCS di Roma. Per effettuare lo studio, il gruppo di ricerca ha esaminato le articolazioni dei pazienti affetti da artrite reumatoide analizzando i loro tessuti utilizzando una nuova tecnica chiamata trascrittomica spaziale, che consente l’identificazione precisa delle posizioni delle singole cellule.

I ricercatori hanno scoperto una differenza cruciale nel comportamento delle cellule dendritiche tra le persone che potrebbero manifestare riacutizzazioni e quelle che non ne soffrono. In particolare, nei pazienti a rischio riacutizzazioni, le cellule dendritiche sono state rilevate nel sangue settimane prima della recidiva della malattia, suggerendo che queste cellule potrebbero essere utilizzate come biomarcatori o potenziali bersagli terapeutici, per aiutare a mantenere le persone in remissione.

Gli ultimi dati mostrano che circa 45.000 adulti nel Regno Unito soffroni di artrite reumatoide, mentre circa l 1% della popolazione mondiale ne è affetto. Una condizione dolorosa e talvolta debilitante, lartrite reumatoide inizia comunemente negli adulti di età compresa tra i 40 e i 60 anni ed è piu comune nelle donne che negli uomini. Sebbene i trattamenti siano migliorati, molte persone sperimentano riacutizzazioni dolorose e imprevedibili. Mentre in alcuni pazienti l artrite si risolve anche dopo la fine del trattamento, nel 50% dei pazienti si verifica una riacutizzazione entre settimane o mesi dalla interruzione del trattamento.

Le cellule dendritiche sono spesso descritte come “detective cellulari” o “raccoglitori di informazioni”, a causa del loro ruolo nel catturare ed elaborare informazioni da altre cellule del corpo. Queste “cellule chiave”, sono responsabili della raccolta indizi su potenziali minacce e quindi  della attivazione o della soppressione di altre cellule immunitarie note come cellule T.

Nei pazienti in remissione senza riacutizzazioni, le cellule dendritiche svolgono il compito di sopprimere le cellule T. Al contrario, nell artrite attiva, le cellule dendritiche sembrano migrare dal sangue alle articolazioni, causando infiammazione e danno articolare, istruendo le cellule T ad attaccare.

I ricercatori sperano che le loro scoperte possano aprire la strada alla ricerca di nuovi trattamenti che colpiscano le cellule dendritiche nel sangue prima che si verifichino le riacutizzazioni, consentendo a più persone affette da artrite reumatoide di rimanere in remissione. La Prof.ssa Mariola Kurowska-Stolarska, autrice senior dello studio dell’Università di Glasgow, ha affermato: “I recenti progressi tecnologici ci consentono di esaminare i tessuti ad alta risoluzione, identificando specifiche interazioni cellula-cellula che causano patologie. Ciò aiuta a individuare le riacutizzazioni, prima che inizino”.

Il Professor Stefano Alivernini, coautore senior dello studio, della Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, ha dichiarato: “Ci auguriamo che questa ricerca sia il primo passo per trovare nuovi modi per aiutare un maggior numero di pazienti affetti da artrite e per ottimizzare la loro gestione, consentendo loro di rimanere liberi dai sintomi e di rimanere in remissione dopo il loro percorso terapeutico“. 

La Dott.ssa Caroline Aylott, responsabile della ricerca presso Versus Arthritis, ha affermato: “Le riacutizzazioni sono una sfida dolorosa e frequente per coloro che vivono con l’artrite reumatoide, spesso con effetti debilitanti che interrompono la vita quotidiana. Utilizzando questa nuova tecnologia, i ricercatori sono in grado di osservare in modo più dettagliato che mai le cellule responsabili dell’infiammazione nell’articolazione. Ciò significa che siamo più vicini a usarle come marcatori per prevedere quando si verificheranno riacutizzazioni dolorose, che saranno aiutare le persone a gestire meglio la loro artrite reumatoide”.

Leggi anche:Artrite reumatoide: scoperta di un biomarcatore offre un nuovo approccio terapeutico

Utilizzando questa nuova tecnologia, i ricercatori sono in grado di osservare in modo più dettagliato che mai le cellule responsabili dell’infiammazione nell’articolazione. Ciò significa che siamo più vicini a usarle come marcatori per prevedere quando si verificheranno riacutizzazioni dolorose, per aiutare le persone a gestire meglio la loro artrite reumatoide. Questa nuova ricerca rappresenta un passo promettente verso il raggiungimento di una remissione prolungata e il miglioramento della qualità della vita delle persone affette da artrite. Supportando studi innovativi come questo, stiamo avanzando verso un futuro in cui l’artrite sarà prevenibile, gestibile e curabile“, aggiunge la Prof.ssa Aylott.

Fonte:Immunity

 

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