(Alzheimer-Immagine: Zaldy Tan del Ceders Sinai-Credit Ceders Sinai).
“Sebbene Aducanumab abbia il potenziale per rallentare il declino cognitivo e funzionale, può causare pericolosi effetti collaterali come sanguinamento e gonfiore del cervello”, ha affermato Zaldy Tan del Ceders Sinai.
Giorni dopo che la FDA ha approvato Aducanumab per i malati di Alzheimer, gli esperti del Ceders Sinai discutono di ciò che i pazienti e gli operatori sanitari devono sapere su questo trattamento controverso. Aducanumab, sviluppato da Biongen con il nome di Aduhelm, è un’infusione endovenosa mensile destinata a rallentare il declino cognitivo nelle prime fasi della malattia.
“E’ stato dimostrato che Aducanumab dissolve i grumi di amiloide che si formano nel cervello dei malati di Alzheimer”, ha affermato Zaldy Tan e Direttore del Jona Goldrich Center for Alzheimer’s and Memory Disorders and Aging Program al Ceders Sinai. “Tuttavia gli studi sul fatto che l’eliminazione della placca preserva le capacità cognitive e funzionali, sono stati inconcludenti”. Tan, che non ha partecipato agli studi, afferma che l’approvazione del farmaco da parte della FDA era un’approvazione condizionata, concessa perchè molti pazienti e le loro famiglie sono alla disperata ricerca di nuove cure. “Il produttore è ora tenuto a lanciare un nuovo studio clinico per dimostrare l’efficacia e la sicurezza del trattamento”, afferma Tan. Il ricercatore dice: ” Sebbene vi sia il potenziale di questo farmaco di rallentare il declino cognitivo e funzionale, ci sono anche effetti collaterali gravi come il sanguinamento e il gonfiore del cervelllo che può causare. Nonostante la sua recente approvazione c’è ancora molta incertezza su questo trattamento, in particolare per i pazienti senza evidenze di amiloide nel cervello o per quelli che si trovano nelle fasi successive della malattia”.
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Un trattamento, non una cura per l’Alzheimer
Come ribadisce Sara Kremen, Direttrice del Programma Neurobehavior presso il Gona Goldrich Center for Alzheimer’s and Mamory Disorder, è importante che i pazienti comprendano che il trattamento non è una cura per l’Alzheimer. “In questo momento la scienza ha solo dimostrato che il farmaco rimuove le placche amiloidi dal cercvello”, dice Kremen che ha partecipato ad uno degli studi prima di unirsi al Cedars-Sinai all’inizio di quest’anno. “Solo con il progredire della ricerca clinica capiremo meglio come influisce sulla funzione cognitiva e se rallenta o blocca la progressione della malattia”.
Nuova ricerca
Mentre i ricercatori attendono informazioni sul farmaco, continuano a sviluppare nuovi trattamenti, diagnostica e innovazioni per la cura della memoria, comprese le ricerche, prime nel loro genere e tecniche di imaging che coinvolgono la retina. Attraverso questa ricerca gli scienziati hanno identificato alcune regioni della retina, il rivestimento che si trova nella parte posteriore dell’occhio, che sono più colpite dall’Alzheimer rispetto ad altre aree. I risultati dello studio, insieme ad una successiva tecnica di imaging della retina altamente sensibile, in grado di identificare e tracciare lo sviluppo della placca amiloide, possono aiutare i medici a prevedere i cambiamenti nel cervello e il deterioramento cognitivo anche nei pazienti che manifestano i primi segni di lieve compromissione.
Fonte: Cedars Sinai