Un team di ricercatori provenienti da diverse istituzioni in Danimarca, ha scoperto il legame tra la quantità di litio presente naturalmente nell’acqua potabile ed una riduzione dei tassi di demenza nelle persone che la bevono.
Nell’ articolo, pubblicato in JAMA Psychiatry, il gruppo dimostra il collegamento tra i livelli di litio nell’ acqua di rubinetto che ha raggiunto circa 800.000 persone in Danimarca ed i tassi di demenza. John McGrath dell’ Università di Queensland e Michael Berk dell’ Università Deakin, in Australia, offrono un editoriale nella stessa rivista che descrive il lavoro svolto dal team in Danimarca e la possibilità di aggiungere il litio all’ acqua potabile, per ridurre i tassi di demenza.
( Vedi anche: Farmaci comuni e demenza: esiste un collegamento?).
ll litio è noto come farmaco per le persone con disturbo bipolare ed ha anche mostrato la promessa come trattamento per ritardare lo sviluppo della malattia di Alzheimer. Alcuni studi hanno suggerito che il litio potrebbe anche rallentare la progressione della demenza. E’ quest’ultima ipotesi che ha interessato McGrath e Berk che si sono chiesti se le quantità di litio naturalmente presenti nell’acqua potabile potessero avere un impatto sulle persone che la bevono. Per saperne di più su tale possibilità, i ricercatori hanno testato campioni di acqua di 151 aree in Danimarca. Quindi hanno confrontato i documenti medici delle persone che vivono in quelle stesse aree per verificare l’ipotesi di un collegamento tra i livelli di litio nell’acqua consumata ed i casi di demenza.
I ricercatori hanno scoperto che c’erano più bassi tassi di demenza nelle aree dove i livelli di litio nell’acqua potabile erano più alti ed hanno anche scoperto che c’erano più elevati tassi di demenza nelle aree dove i livelli di litio nell’acqua potabile erano medi.
“Questo”, sostengono i ricercatori, “suggerisce che consumare alte quantità di litio su base regolare potrebbe evitare lo sviluppo della demenza“, anche se riconoscono che ci potrebbero essere altri fattori in gioco che influenzano i tassi di progressione della demenza nelle persone che hanno partecipato allo studio.
Fonte: JAMA Psychiatry