Una ricerca condotta dal Laboratorio di Biologia del Cancro del Dipartimento di Medicina e Scienze della Vita (MELIS) dell’Università Pompeu Fabra, in collaborazione con il Centro di Regolazione Genomica e l’Istituto Murciano di Ricerche Biosanitarie, è riuscita a identificare la funzione del gene RNF144B che, in condizioni normali, è coinvolto nel controllo della divisione cellulare e dell’integrità genomica.
Queste funzioni vengono perse quando l’espressione di questo gene è insufficiente, in particolare influenzando la formazione di adenocarcinoma polmonare. Inoltre, i risultati di questa ricerca suggeriscono che i pazienti con bassi livelli di espressione di questo gene hanno una prognosi peggiore e un’elevata resistenza al trattamento chemioterapico convenzionale.
Il gene p53 è il più importante soppressore tumorale conosciuto. È mutato nel 50% dei tumori e, quando ciò accade, perde la capacità di proteggere le cellule del corpo dallo sviluppo di processi cancerosi e i tumori si sviluppano molto rapidamente. Ma p53 non agisce da solo.
“Il gene p53 è la cosa più vicina a un direttore d’orchestra all’interno della cellula. Coordina un gran numero di funzioni cellulari, che vanno dal controllo della morte cellulare all’invecchiamento, o alla velocità e qualità della divisione cellulare. E tutto questo viene fatto regolando l’espressione di oltre 300 geni”, afferma Etna Abad, primo autore dell’articolo.
Uno studio sperimentale su esseri umani e topi pubblicato su Journal of Experimental & Clinical Cancer Research, condotto dall’UPF Cancer Biology Laboratory, ha descritto il ruolo di RNF144B, uno dei geni regolati da p53 la cui funzione era finora sconosciuta. Secondo lo studio, in condizioni normali, il gene RNF144B regola la divisione cellulare e la stabilità genomica, e lo fa controllando la degradazione delle proteine coinvolte in questi processi.
“Se il gene RNF144B fallisce e non viene espresso a sufficienza, durante la divisione cellulare si verifica un caos cromosomico nella cellula che inizia ad avere più cromosomi del necessario, il che porta all’insorgenza di processi cancerosi”, spiega Ana Janic, che ha coordinato lo studio.
L’espressione alterata di RNF144B porta a una prognosi sfavorevole e alla resistenza al trattamento nei tumori polmonari
Sebbene le mutazioni RNF144B non siano molto comuni, il loro effetto è importante, poiché determina una prognosi peggiore per i pazienti affetti da tumori solidi al polmone come l’adenocarcinoma. Inoltre, i risultati della ricerca dimostrano che non è necessario avere il gene mutato per avere una prognosi negativa. Avere un’espressione alterata e quasi inesistente del gene ha lo stesso risultato.
“Abbiamo visto che RNF144B gioca un ruolo importante nei processi tumorali, perché, sebbene p53, il gene oncosoppressore per eccellenza, sia intatto, le alterazioni in RNF144B sono sufficienti a indurre la formazione di tumori in tessuti come il polmone“, sottolinea Abad.
Lo studio mostra anche che le cellule tumorali che esprimono RNF144B in modo anomalo sono più resistenti alla chemioterapia convenzionale. Questo risultato, se confermato da ulteriori studi che utilizzano dati clinici, “confermerebbe il ruolo di RNF144B come biomarcatore per determinare il trattamento dei pazienti con adenocarcinomi polmonari“, aggiunge Janic.
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“Questo studio evidenzia anche che la biologia di p53 e dei geni sotto il suo controllo, come RNF144B, è complessa, poiché può differire notevolmente a seconda del tessuto in cui ha avuto origine il cancro. Quindi, per trovare terapie efficaci, dobbiamo studiare specificamente le diverse alterazioni genetiche in ogni tipo di cancro”, conclude Janic.