Immagine: cellule staminali derivate dal grasso. Credito: https://beyondthedish.wordpress.com/
La terapia con cellule staminali è un metodo consolidato per il trattamento di condizioni autoimmuni, in particolare quelle che colpiscono il sistema nervoso centrale (SNC), come la sclerosi multipla (SM).
Tuttavia, la raccolta di cellule staminali mesenchimali (MSC) terapeuticamente rilevanti è spesso una procedura invasiva e richiede la coltura ex vivo in terreni adattati per diversi mesi prima che le cellule siano pronte per l’applicazione terapeutica. Questo metodo non solo richiede molto tempo, ma può introdurre artefatti nella coltura cellulare, potenzialmente influenzando l’efficacia del trattamento, ed è associato a un’elevata morbilità, come quella causata dalla biopsia del midollo osseo.
Di recente gli scienziati hanno aperto nuove strade all’uso del tessuto adiposo come fonte alternativa e potenzialmente migliore delle MSC terapeuticamente rilevanti. Infatti, è stato dimostrato che il tessuto adiposo contiene fino a 100-500 volte più MSC del midollo osseo e, forse ancora più importante, queste cellule possono essere isolate seguendo una semplice procedura di aspirazione del grasso (liposuzione). Tuttavia, la coltura MSC estratta deve ancora subire un’espansione ex vivo prima di poter essere utilizzata per la terapia di routine.
Un nuovo studio pubblicato in Stem Cell Research & Therapy descrive un approccio nuovo e più diretto alla terapia con cellule staminali derivate dal tessuto adiposo. Gli scienziati hanno dimostrato che la popolazione cellulare acquisita dopo la lipoaspirazione può essere applicata direttamente per trattare l’encefalite autoimmune sperimentale nei topi, un modello consolidato per lo studio della SM. Le cellule non coltivate e non espanse, etichettate come frazione vascolare stromale (SVF), hanno dimostrato di migliorare la gravità della malattia in modo efficace quanto le cellule staminali coltivate derivate dal tessuto adiposo e dal midollo osseo.
Oltre alle cellule staminali, la popolazione cellulare SVF comprende una gamma di altri tipi di cellule, tra cui cellule muscolari lisce vascolari, fibroblasti, macrofagi, linfociti, cellule endoteliali e altre. È stato postulato che la composizione diversificata possa contribuire agli effetti antinfiammatori e rigenerativi della terapia SVF. Tuttavia, la capacità di utilizzare le cellule direttamente senza coltivarle in un ambiente simulato è di per sé altamente significativa; il trattamento SVF può essere somministrato subito dopo la raccolta, il che è un grande vantaggio, poiché la tempistica può essere un fattore importante nella SM progressiva.
SVF è stato utilizzato con successo nel trattamento di malattie croniche e acute, tra cui la malattia del trapianto contro l’ospite, l’artrite reumatoide e il morbo di Crohn. La ricerca mostra che il trattamento SVF è in grado di influenzare l’attivazione delle cellule T effettrici che rappresentano la risposta immunitaria sistemica coinvolta nella patologia della SM. Di conseguenza, il trattamento è in grado di ridurre l’infiammazione del midollo spinale, la demielinizzazione e il danno assonale e i sintomi tipici della malattia sono ridotti.
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A causa della limitata efficacia delle terapie per la SM attualmente disponibili, le cellule staminali sono un’opzione di trattamento promettente, specialmente per i pazienti che non rispondono bene alla terapia immunosoppressiva standard, basata su steroidi o corticotropina. La terapia con SVF mostra un potenziale importante nel trattamento della SM cronica in un modello animale e potrebbe essere sviluppata in una terapia avanzata e non invasiva con cellule staminali per la SM, così come per altre malattie infiammatorie croniche del SNC.
Fonte: www.technology.org