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SLA: nuove intuizioni sulla patogenesi

Nuove intuizioni sulla patogenesi della sclerosi laterale amiotrofica
Uno squilibrio prolungato nel metabolismo del glucosio aumenta la traduzione RAN e l’accumulo di DPR, aumentando la vulnerabilità neuronale nei modelli in vitro e in vivo di C9orf72-ALS/FTD. I topi C9-BAC mostrano una produzione disregolata di metaboliti cerebrali. L’omeostasi del glucosio è fondamentale per mantenere la traduzione RAN delle ripetizioni C9 a bassi livelli. I neuroni che portano la mutazione C9orf72 causativa di ALS/FTD sono più vulnerabili alle carenze di glucosio rispetto ai neuroni di tipo selvatico. Credito: EMBO Reports (2024). DOI: 10.1038/s44319-024-00140-7

I sintomi della sclerosi laterale amiotrofica (SLA), una malattia neurodegenerativa che comporta la perdita di cellule nervose che controllano il movimento, tendono a manifestarsi in età adulta. Per Davide Trotti, Ph.D., neuroscienziato presso la Thomas Jefferson University, questo suggerisce che un fattore scatenante sconosciuto causa un passaggio da uno stato quiescente a una tempesta biochimica che causa la morte neuronale.

Un fattore scatenante ipotizzato è la disfunzione dei percorsi energetici nel sistema nervoso centrale. Il metabolismo del glucosio nel cervello è alterato nelle persone con una specifica mutazione genetica legata alla SLA, chiamata C9-NRE e questo cambiamento avviene molti anni prima dell’insorgenza dell’indebolimento muscolare che caratterizza la malattia.

Il Dott. Trotti e i suoi collaboratori hanno intrapreso un lavoro di indagine molecolare per descrivere come il metabolismo energetico alterato sia collegato alla disfunzione neuronale. In un recente articolo, pubblicato su EMBO Reports, il team ha mostrato come il metabolismo del glucosio alterato nel cervello e nel midollo spinale sia dannoso per i motoneuroni in modelli preclinici che portano la mutazione genetica C9-NRE.

La disfunzione neuronale, a sua volta, mina ulteriormente i percorsi energetici in un circolo vizioso di risposte allo stress. Questo ciclo di feedforward di problemi che i ricercatori hanno osservato nella coltura cellulare e nei modelli animali probabilmente gioca un ruolo nella neurodegenerazione osservata nei pazienti con SLA.

Nel mettere a fuoco attentamente i percorsi molecolari coinvolti, il Dott. Trotti afferma di sperare di identificare potenziali bersagli terapeutici attraverso i quali un farmaco potrebbe interrompere la reazione a catena. L’idea è di prevenire l’evento scatenante e, si spera, di scongiurare o rallentare la progressione della malattia nei pazienti con la mutazione genetica.

Leggi anche:SLA: identificata nuova mutazione nel gene responsabile

Ci sono farmaci sul mercato che possono influenzare questi processi”, dice, “e sono già approvati dalla FDA”. Il dott. Trotti nutre speranze nei farmaci prescritti per il diabete, una condizione che comporta anche un metabolismo del glucosio alterato. Testare tali farmaci in modelli preclinici è il passo successivo per vedere se correggono lo squilibrio metabolico.

Fonte:EMBO Reports

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