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Carcinoma renale avanzato: Belzutifan migliora la sopravvivenza

Belzutifan improves progression-free survival in advanced renal cell cancer

Immagine Credit Public Domain.

Secondo uno studio pubblicato nel numero del 22 agosto del New England Journal of Medicine, il Belzutifan, un inibitore del fattore 2α inducibile dall’ipossia (HIF-2α), migliora la sopravvivenza libera da progressione e le risposte oggettive rispetto all’Everolimus nei pazienti con carcinoma renale a cellule chiare avanzato.

Toni K. Choueiri, MD, del Dana-Farber Cancer Institute di Boston e colleghi, hanno condotto uno studio multicentrico di fase 3 su partecipanti con carcinoma renale a cellule chiare avanzato che avevano precedentemente ricevuto terapie antiangiogeniche e di checkpoint immunitario. I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere 120 mg di Belzutifan (374 partecipanti) o 10 mg di Everolimus (372 partecipanti).

I ricercatori hanno scoperto che la sopravvivenza libera da progressione mediana era di 5,6 mesi in entrambi i gruppi alla prima analisi provvisoria (follow-up mediano, 18,4 mesi); a 18 mesi, il 24,0 e l’8,3% dei partecipanti rispettivamente nei gruppi Belzutifan ed Everolimus erano vivi e liberi da progressione (p bilaterale = 0,002, che soddisfaceva il criterio di significatività prespecificato).

Una risposta oggettiva confermata si è verificata rispettivamente nel 21,9 e nel 3,5% (P < 0,001, che ha soddisfatto il criterio di significatività prespecificato). La sopravvivenza globale mediana è stata di 21,4 e 18,1 mesi nei gruppi Belzutifan ed Everolimus, rispettivamente, alla seconda analisi ad interim (follow-up mediano, 25,7 mesi); a 18 mesi, rispettivamente il 55,2 e il 50,6% dei partecipanti, erano vivi (hazard ratio per decesso, 0,88; intervallo di confidenza al 95%, da 0,73 a 1,07; P bilaterale = 0,20, che non ha soddisfatto il criterio di significatività prespecificato).

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Lo studio LITESPARK-005 ha introdotto l’inibizione di HIF-2α come meccanismo terapeutico attivo e ha stabilito il belzutifan come opzione terapeutica nei pazienti con carcinoma renale avanzato dopo terapie sia con checkpoint immunitario che antiangiogeniche“, scrivono gli autori.

Lo studio è stato finanziato da Merck, il produttore del Belzutifan.

Fonte:New England Journal of Medicine

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