(Bevande zuccherate- Immagine Credit Public Domain).
Evitare le bevande zuccherate, secondo un importante studio sulle donne in postmenopausa, può aiutare a ridurre il rischio di contrarre il cancro al fegato.
Secondo uno studio su oltre 90.000 donne in postmenopausa, coloro che bevevano regolarmente almeno una bevanda zuccherata avevano un 78% in più di probabilità di contrarre il cancro al fegato rispetto a coloro che bevevano meno di tre porzioni di queste bevande al mese.
“I nostri risultati suggeriscono che il consumo di bevande zuccherate è un potenziale fattore di rischio modificabile per il cancro al fegato“, ha affermato Longgang Zhao, dottorando presso l’ Università della Carolina del Sud, autore principale dello studio. “Se i nostri risultati saranno confermati, la riduzione del consumo di bevande zuccherate potrebbe servire come strategia di salute pubblica per ridurre il carico di cancro al fegato. Sostituire le bevande zuccherate con acqua e caffè o tè non zuccherati potrebbe ridurre significativamente il rischio di cancro al fegato“.
Zhao ha presentato i risultati della ricerca a NUTRITION 2022 LIVE ONLINE, la conferenza annuale di punta dell’American Society for Nutrition, tenutasi dal 14 al 16 giugno. Zhao è stato coautore della ricerca con Xuehong Zhang, epidemiologo associato al Brigham and Women’s Hospital e assistente Professore alla Harvard Medical School e alla Harvard TH Chan School of Public Health.
L’assunzione regolare di bevande con zuccheri aggiunti, come bevande alla frutta e bibite gassate, è stata correlata a una serie di problemi di salute. Sebbene l’uso di bevande zuccherate sia diminuito nel corso degli anni, è ancora diffuso; negli Stati Uniti, oltre i due terzi degli adulti bianchi hanno riferito di aver consumato almeno alcune di queste bevande in un dato giorno nel 2017-2018.
Per il presente studio sono stati valutati i dati di 90.504 donne in postmenopausa che hanno preso parte alla Women’s Health Initiative, uno studio a lungo termine avviato all’inizio degli anni ’90. A metà degli anni ’90, i partecipanti hanno compilato questionari di riferimento e sono stati seguiti per una media di 18 anni. I ricercatori hanno utilizzato questionari convalidati sulla frequenza degli alimenti per misurare il consumo di bevande zuccherate e le cartelle cliniche per confermare le diagnosi di cancro al fegato.
Vedi anche:Scoperto possibile collegamento tra elevato consumo di bevande zuccherate e cancro
Circa il 7% dei partecipanti ha riferito di consumare una o più porzioni da 340 gr. circa di bevande zuccherate al giorno e un totale di 205 donne ha sviluppato un cancro al fegato. Le donne che consumavano una o più bevande zuccherate al giorno avevano il 78% in più di probabilità di sviluppare il cancro al fegato e quelle che consumavano almeno una bibita al giorno avevano il 73% in più di probabilità di sviluppare il cancro al fegato rispetto a quelle che non hanno mai consumato queste bevande o consumato meno di tre porzioni al mese.
Sebbene sarebbero necessari ulteriori studi per determinare i fattori e i meccanismi alla base del collegamento. I ricercatori hanno affermato che un maggiore consumo di bevande zuccherate potrebbe aumentare il rischio di obesità e diabete di tipo 2, che a loro volta sono fattori di rischio per il cancro al fegato. Queste bevande possono anche contribuire all’insulino-resistenza e all’accumulo di grasso nel fegato, entrambi fattori che influenzano la salute del fegato.
“L’assunzione di bevande zuccherate, un postulato fattore di rischio per obesità, diabete e malattie cardiovascolari, può guidare la resistenza all’insulina e l’infiammazione che sono fortemente implicate nella cancerogenesi del fegato”, ha affermato Zhao.
I ricercatori hanno avvertito che lo studio è osservazionale e non è stato progettato per determinare se le bevande zuccherate causano effettivamente il cancro al fegato o se il consumo di bevande zuccherate è un indicatore di altri fattori dello stile di vita che portano al cancro del fegato. Inoltre, poiché lo studio si è concentrato sulle donne in postmenopausa, sono necessari studi che coinvolgano uomini e donne più giovani per esaminare le associazioni in modo più completo.
Fonte:Scitechdaily