Ma se nessuno di questi anticorpi funziona come sperato, allora abbiamo un anticorpo non neutralizzante. Il sistema immunitario è in realtà ottimizzato per selezionare e amplificare gli anticorpi neutralizzanti. Quindi di solito non è un problema avere in giro quelli non neutralizzanti allo stesso tempo, dal momento che gli altri anticorpi potenti più utili stanno facendo il loro lavoro. Ma cosa succede se abbiamo solo anticorpi non neutralizzanti?
È quello che succede, ad esempio, con la febbre dengue che si manifesta in quattro diverse varietà (la cosa più difficile è per questo cercare di curarla o prevenirla attraverso la vaccinazione). Gli anticorpi che generi possono farti superare una delle infezioni, ma in realtà non combaciano abbastanza bene con gli altri anticorpi per neutralizzarli efficacemente, e se prendi in sguito un’altra delle forme di Dengue puoi effettivamente sviluppare una forma di Dengue peggiore di quella che avresti avuto diversamente. E’ qui che interviene ADE ossia il potenziamento anticorpo-dipendente. Ci sono almeno due diversi meccanismi che sono stati elaborati in questo caso di reinfezione. Uno di questi (il più semplice) sembra essere che quando alcuni tipi di anticorpi non neutralizzanti sono attaccati alla particella del denguevirus, questo accelera effettivamente il suo ingresso nelle cellule dei monociti umani. Le proteine della membrana dei monociti trattano la superficie dell’anticorpo in ingresso come un incompetente portiere di che lascia passare le persone con documenti falsi.
Questo fenomeno è stato osservato anche con le vaccinazioni: ci sono candidati al vaccino RSV e candidati al vaccino contro il morbillo che hanno sicuramente mostrato questo problema (gli anticorpi che hanno generato hanno peggiorato ulteriormente l’esposizione successiva). Non è un fenomeno comune in alcun modo, ma può sicuramente accadere. E puoi credere che gli sviluppatori di vaccini ne siano consapevoli.
ADE e Coronavirus
Ora, quando SARS è apparso nella popolazione umana nel 2003, c’è stato molto lavoro per provare a produrre vaccini. E alcuni dei candidati a questi vaccini hanno mostrato segni di ADE. Quando gli animali vaccinati sono stati riesposti allo stesso virus, alcuni si sono ammalati ancora più del solito. (Per inciso, questo sembra essere avvenuto attraverso un altro meccanismo diverso: una risposta alterata dei linfociti T, piuttosto che un effetto diretto degli anticorpi leganti sull’ingresso delle cellule). Questo certamente non è accaduto in tutti gli animali. Il sistema immunitario di ogni mammifero è diverso, come un’impronta digitale, ed è chiaro che con un vaccino del genere alcune persone (per pura sfortuna, impossibile da prevedere con le tecniche attuali) sarebbero più vulnerabili.
Quello che puoi fare è vedere come sono le statistiche: se vedi qualche segno di ADE in un esperimento su un modello animale, questa è una cattiva notizia, perché le dimensioni del campione sono molto, molto più piccole della popolazione che sta per ottenere il vaccino. E ciò significherebbe rischi del tutto inaccettabili in quella popolazione umana. Quindi gli studi sugli animali (sia sui roditori che sui primati) sono progettati specificamente per cercare tali effetti, e se si vede ADE, beh, si deve tornare al tavolo da disegno.
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L’esperienza con SARS ci ha insegnato molte lezioni estremamente utili. SARS-Cov-2 è piuttosto strettamente correlato al coronavirus SARS del 2003. In questo caso, i due grandi risultati erano che i vaccini contro il coronavirus potevano effettivamente soffrire di ADE e che questo sembrava dipendere dalla proteina su cui si sceglieva di basare il vaccino. Nello specifico, sono stati i vaccini che hanno preso di mira l’antigene N (nucleoproteina) del coronavirus ad avere problemi di ADE. Quell’esperienza è stata completamente presa a cuore negli sviluppi del vaccino dell’ultimo anno: nessuno si è nemmeno preso la briga di prendere di mira la proteina SARS-Cov-2 N, proprio per questo motivo. Se osservi gli anticorpi generati nelle persone che sono state infettate dal virus, sicuramente hanno prodotto quelli che mirano all’N, insieme a quelli che mirano alla Spike e agli anticorpi diretti contro le varie proteine ORF. Ma per il lavoro sui vaccini, tutti si sono diretti contro la Spike.
Quindi ora i vaccini Moderna e Pfizer/BioNTech sono stati lanciati in molte parti del mondo, insieme ai vaccini vettoriali per adenovirus AstraZeneca/Oxford, Gamaleya e CanSino. A quelli sembra che presto si uniranno il vettore adenovirus di J&J e i vaccini della subunità proteica ricombinante di Novavax e probabilmente altri ancora. Quindi ecco la domanda chiave: qualcuno di questi vaccini ha mostrato suggerimenti di ADE durante il loro sviluppo? E qualcuno ne mostra i segni adesso?
La risposta breve: è NO. Il potenziamento anticorpo-dipendente è stato specificamente testato nei modelli animali durante lo sviluppo di questi candidati (riesposizione degli animali vaccinati al coronavirus per vedere quanto fosse protettivo il vaccino). E non sono stati osservati casi di malattie più gravi, non è un singolo caso di ADE per nessuno dei vaccini sviluppati.
E gli studi clinici sull’uomo? Anche in questo caso, non sono stati osservati segni di ADE.
Autore Derek Lowe, Prof. di chimica organica presso la Duke University.
Fonte: Science