Ogni anno, il 1° dicembre, il mondo commemora la Giornata Mondiale contro l’AIDS. Le persone di tutto il mondo si uniscono alle persone che vivono colpite dall’HIV e per ricordare coloro che hanno perso la vita a causa dell’AIDS. Stop alle diseguaglianze. Stop all’Aids. È lo slogan che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha scelto per la Giornata Mondiale contro l’Aids, un evento che dal 1988 ricorre ogni anno, il 1° dicembre.
Nel mondo vi sono oggi circa 37,7 milioni di persone che vivono col virus (perché sieropositivi o malati) e due su tre di queste persone vivono in Africa che registra anche il 70% dei decessi. Ma anche il 60% delle nuove infezioni (680.000 nel mondo nel 2020) si verifica in questo Continente e particolarmente colpiti sono i bambini e gli adolescenti. Qui l’Aids continua a mietere vittime soprattutto tra fasce d’età più giovani che sono anche coloro che accedono con difficoltà alle terapie antiretrovirali. Si tratta di farmaci essenziali, che consentono a chi ha contratto l’HIV di tenere sotto controllo il virus, rendendo cronica una malattia che, in assenza di trattamenti, è invece letale. Complessivamente, nel mondo, il 73% dei malati riceve questi farmaci, ma la percentuale crolla al 54% fra i minori di 14 anni. Nel ribadire l’obiettivo di assicurare i medicinali a tutti i pazienti, l’Oms ricorda che le stesse carenze si registrano anche nella disponibilità di test diagnostici capaci di individuare l’infezione precocemente.
In questa Giornata mondiale contro l’AIDS, si evidenza l’urgente necessità di porre fine alle disuguaglianze che causano l’AIDS e altre pandemie in tutto il mondo. Assicurare a tutti l’accesso a test per l’HIV e alle terapie antiretrovirali è il solo modo per porre fine all’epidemia.
Senza un’azione coraggiosa contro le disuguaglianze, il mondo rischia di non raggiungere gli obiettivi per porre fine all’AIDS entro il 2030, così come una prolungata pandemiadi COVID-19 e una spirale di crisi sociale ed economica.
A quarant’anni da quando sono stati segnalati i primi casi di AIDS, l’HIV minaccia ancora il mondo. Oggi, il mondo è fuori strada dall’impegno condiviso per porre fine all’AIDS entro il 2030 e il trattamento dell’HIV.
Se vogliamo porre fine all’AIDS entro il 2030, è urgente porre fine alle disuguaglianze economiche, sociali, culturali e giuridiche.
Raccolta vi sia la percezione che un momento di crisi non sia il momento giusto per dare priorità alla lotta alle ingiustizie sociali sottostanti, è chiaro che senza farlo la crisi non può essere superata.
In Italia vivono con l’HIV 120-130.000 e nel 2020 sono stati diagnosticati 1.303 nuovi casi. La fascia d’età più colpita è quella fra i 25 e i 29 anni e l’80% dei nuovi sieropositivi è di sesso maschile. Dall’inizio dell’epidemia sono morte di Aids più di 46.000 persone.
Disuguali, impreparati, minacciati
L’UNAIDS ha lanciato un duro messaggio che se i leader politici non affrontano le disuguaglianze il mondo potrebbe affrontare 7,7 milioni di morti per AIDS nei prossimi 10 anni. L’UNAIDS avverte inoltre che se non verranno prese le misure trasformative necessarie per porre fine all’AIDS, il mondo rimarrà anche intrappolato nella crisi COVID-19 e rimarrà pericolosamente impreparato per le pandemie a venire. L’avvertimento arriva in un nuovo rapporto dell’UNAIDS intitolato Unequal, unpreparato, sotto minaccia: perché è necessaria un’azione coraggiosa contro le disuguaglianze per porre fine all’AIDS, fermare COVID-19 e prepararsi per future pandemie .
Affrontare le disuguaglianze è una promessa globale di vecchia data, la cui urgenza è solo aumentata. Nel 2015, tutti i paesi si sono impegnati a ridurre le disuguaglianze all’interno e tra i paesi come parte degli obiettivi di sviluppo sostenibile. La strategia globale contro l’AIDS 2021–2026: porre fine alle disuguaglianze, porre fine all’AIDS e la dichiarazione politica sull’AIDS raccolta alla riunione ad alto livello delle Nazioni Unite sull’AIDS del 2021 hanno al centro la fine delle disuguaglianze.
Fonte: WorldAidsDay