(Alzheimer-Immagine: il Professor Charles Ramassamy dell’INRS, specialista del morbo di Alzheimer, il dottorando Mohamed Raâfet Ben Khedher e lo studente postdottorato Mohamed Haddad. Credito: INRS).
Un apporto equilibrato di antiossidanti potrebbe prevenire lo sviluppo del morbo di Alzheimer.
La ricerca condotta dal dottorando Mohamed Raâfet Ben Khedher e dal ricercatore post-dottorato Mohamed Haddad dell’Institut national de la recherche scientifique (INRS) ha dimostrato che uno squilibrio ossidazione-antiossidante nel sangue è un indicatore precoce della malattia di Alzheimer, piuttosto che una conseguenza. Questa svolta realizzata dai ricercatori sotto la supervisione del Professor Charles Ramassamy fornisce una via per l’intervento preventivo: l’assunzione di antiossidanti.
Il team di ricerca ha dimostrato che i marcatori ossidativi, noti per essere coinvolti nella malattia di Alzheimer, mostrano un aumento fino a cinque anni prima dell’insorgenza della malattia. I risultati di questo studio, pubblicato sulla rivista Alzheimer’s & Dementia: Diagnosis, Assessment & Disease Monitoring (DADM), suggeriscono che l’ossidazione potrebbe essere un marker precoce di questa malattia che colpisce più di 500.000 canadesi.
“Dato che c’è un aumento dello stress ossidativo nelle persone che sviluppano la malattia, possiamo regolare i sistemi antiossidanti. Ad esempio, potremmo modulare i sistemi antiossidanti, come le apolipoproteine J e D, che trasportano lipidi e colesterolo nel sangue e svolgono un ruolo importante nella funzione cerebrale e nel morbo di Alzheimer. Un’altra strada sarebbe quella di aumentare l’assunzione di antiossidanti attraverso l’alimentazione“, afferma il Professor Ramassamy.
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Biomarcatori accessibili
A differenza dell’attuale serie di test invasivi e costosi utilizzati per diagnosticare l’Alzheimer, i marcatori ossidativi scoperti dal team di ricerca del professor Ramassamy possono essere rilevati da un esame del sangue. Questi marcatori si trovano nelle vescicole extracellulari plasmatiche che sono tasche rilasciate da tutte le cellule del corpo, comprese quelle del cervello.
Il team di ricerca si è concentrato in particolare sulla malattia di Alzheimer “sporadica”, la forma più comune della malattia che deriva principalmente dalla presenza del gene di suscettibilità APOE4. Questa stessa forma della malattia era stata studiata dal team per altri marker precoci. “Identificando i marcatori ossidativi nel sangue degli individui a rischio cinque anni prima dell’insorgenza della malattia, potremmo formulare raccomandazioni per rallentare l’insorgenza della malattia e limitare i rischi”, hanno osservato gli scienziati. Questa svolta porta nuova speranza alla ricerca sull’Alzheimer. Una volta che la malattia è sintomatica, è difficile, se non impossibile, farla regredire.
Informazioni sullo studio
L’articolo, di Mohamed Raâfet Ben Khedher, Mohamed Haddad, Danielle Laurin e Charles Ramassamy, è stato pubblicato su Alzheimer’s & Dementia: Diagnosis, Assessment & Disease Monitoring (DADM). La ricerca è stata supportata da una donazione della famiglia Charron attraverso la Fondation Armand-Frappier, nell’ambito della cattedra di ricerca Louise e André Charron sul morbo di Alzheimer, che ha consentito l’acquisizione di un’attrezzatura cruciale, il NanoSight NS300. Lo studio ha anche ricevuto il sostegno finanziario del Ministère des Relations internationales et de la Francophonie (MRIF), dell’Institut sur la Nutrition et les aliments fonctionnels (INAF) e del Quebec Research Network on Aging (RQRV).
Fonte:Alzheimer Association