HomeSaluteVirus e parassitiIn Italia scoperto il farmaco che intrappola SARS-CoV-2

In Italia scoperto il farmaco che intrappola SARS-CoV-2

La sindrome respiratoria acuta grave Coronavirus 2 (SARS-CoV-2) associata alla malattia emergente (COVID-19) ha provocato una crisi sanitaria ed economica globale senza precedenti. Ad oggi (9 marzo 2021), ci sono almeno 24 presunti trattamenti farmacologici per la malattia. Tuttavia, la maggior parte è ancora nelle prime fasi della ricerca. L’attenzione si è concentrata sullo sviluppo di vaccini nuovi e riposizionati, anticorpi monoclonali e farmaci.

Sebbene inizialmente siano stati riportati alcuni risultati promettenti, non è stata documentata alcuna efficacia clinica significativa nei pazienti trattati. Diversi farmaci riutilizzati sono stati testati con risultati deludenti e molti altri promettenti sono in fase di sperimentazione clinica. Tuttavia, ad oggi non esiste un farmaco target specifico efficace contro COVID-19. L’indisponibilità di farmaci antivirali selettivi ed efficaci è probabilmente dovuta alla scarsa conoscenza dei target farmacologici della cellula ospite necessari per la replicazione del virus e / o per l’uscita di nuovi virioni. Pertanto, una conoscenza più approfondita dell’interazione virus-ospite della SARS-CoV-2 è fondamentale per comprendere i meccanismi molecolari che sono alla base del ciclo di vita di COVID-19 al fine di sviluppare trattamenti degni di una valutazione di sperimentazione clinica.

Ora, ricercatori italiani dell’Università di Tor Vergata e Università del Nevada e Pier Paolo Pandolfi dell’Università di Torino, guidati da Giuseppe Novelli, hanno identificato una molecola chiamata Indolo-3 Carbinolo (I3C) in grado di bloccare una classe di enzimi E3-ubiquitin-ligas necessari al virus per uscire dalle cellule infettate e diffondersi. Dimostrata l’efficacia sui pazienti Covid-19, il farmaco, che è già in uso, potrebbe essere presto approvato. Questi enzimi svolgono azioni simili anche in virus come l’ebola e bloccarli potrebbe impedire l’uscita e la moltiplicazione del virus dalle cellule infettate.

In uno studio pubblicato su Cell Death & Disease del gruppo Nature, gli esperti hanno dimostrato che i livelli degli enzimi E3-ubiquitin-ligasi, sono elevati nei polmoni dei pazienti e in altri tessuti infettati con il virus. Inoltre sono segnalate anche alterazioni genetiche rare nei geni codificanti per queste proteine in un sottogruppo di pazienti (circa 1300) con forma grave della malattia selezionati dalle coorti dei Consorzi Internazionali: Covid Human Genetic Effort, French Covid Cohort Study Group, CoV-Contact Cohort, e Healthy Nevada Project. Queste alterazioni aumentano l’attività degli enzimi e favoriscono l’uscita del virus infettante.

Il team ha dimostrato che l’attività di questi enzimi può essere inibita da un composto naturale e ben tollerato dall’organismo umano, noto come Indolo-3 Carbinolo (I3C) che potrebbe essere utilizzato come antivirale contro SARS-CoV-2 in forma singola o in combinazione con altre terapie. Il composto I3C si è dimostrato capace di bloccare, in vitro, l’uscita e la moltiplicazione del virus dalle cellule infettate. “Dobbiamo testare il farmaco in studi clinici con pazienti Covid-19 per valutare rigorosamente se può prevenire la manifestazione di sintomi gravi e potenzialmente fatali” precisa Novelli. “In particolare per i pazienti che non possono essere vaccinati, è di fondamentale importanza…”.

Vedi anche:SARS-CoV-2 infetta le cellule della bocca

Lo studio, finanziato anche dalla Fondazione Roma, apre la strada alla identificazione delle relazioni ospite-patogeno necessarie per l’identificazione e lo sviluppo di nuovi farmaci in grado di interferire con la replicazione virale, bloccandone la trasmissione. “Dobbiamo pensare a lungo termine. I vaccini, pur essendo molto efficaci, potrebbero non esserlo più in futuro, perché il virus muta e quindi è necessario disporre di più armi per combatterlo. La scoperta di I3C è importante e ora dobbiamo avviare studi clinici per dimostrare la sua potenziale efficacia. Sarà importante valutare se I3C possa anche ridurre le gravissime complicazioni cliniche che molti pazienti sperimentano dopo aver superato la fase acuta dell’infezione. Questo rappresenterà un grave problema negli anni a venire, che dovremo gestire. Dobbiamo anche andare avanti nella ricerca farmacologica, per identificare ulteriori composti e terapie efficaci adesso per Covid-19, e per altri virus che saremo chiamati ad affrontare in futuro”, conclude Pandolfi.

Fonte: Emergencylive

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