Immagine: le particelle di coronavirus (rosse) sopraffanno una cellula polmonare umana (blu e viola) in questa micrografia elettronica a scansione colorata artificialmente. Il muco è evidenziato in verde. Credit:EHRE LAB / UNC SCHOOL OF MEDICINE.
Immagini microscopiche rivelano particelle virali che rivestono le ciglia simili a capelli di una cellula delle vie aeree.
Nuove immagini in primo piano delle cellule polmonari mostrano quanto sia prolifico il coronavirus SARS-CoV-2 che causa COVID-19 e quanto possa replicarsi una volta che si infiltra nel tratto respiratorio.
In laboratorio, la pneumologa pediatrica Camille Ehre e colleghi dell’Università della Carolina del Nord a Chapel Hill hanno infettato le cellule che rivestono le vie aeree nei polmoni con SARS-CoV-2, hanno aspettato 96 ore e poi hanno scattato immagini al microscopio elettronico a scansione delle cellule cariche di virus.
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“Una volta che una cellula viene infettata, viene completamente rilevata dal virus, producendo un numero sorprendente di virus. In una capsula di laboratorio di circa 1 milione di cellule umane, la carica virale può salire alle stelle da circa mille virus infettivi a 10 milioni in soli due giorni”, afferma Ehre.
Le nuove immagini sono state pubblicate il 3 settembre sul New England Journal of Medicine.
Le cellule che rivestono il tratto respiratorio e le loro protuberanze simili a capelli chiamate ciglia aiutano a liberare le vie aeree dalle particelle inalate e dagli agenti patogeni. Questi tipi di cellule sono anche specificamente presi di mira dal coronavirus SARS-CoV-2. “Una volta infettate, producono “numeri astronomici” di particelle virali”, dice Ehre, “potenzialmente spingendo le particelle più in profondità nei polmoni, dove il virus può causare polmonite o nell’aria dove può infettare altre persone”.
“Queste immagini di cellule delle vie aeree piene di virus sono un valido motivo per confermare l’uso di maschere per limitare la trasmissione di SARS-CoV-2, indipendentemente dal fatto che un individuo abbia sintomi o meno”, dice Ehre. L’uso diffuso di maschere potrebbe aiutare a contenere una tale replicazione virale esplosiva che si diffonde oltre un singolo individuo.