HomeSalutePolmoniFibrosi cistica. Una possibile cura da una ricerca italo-francese

Fibrosi cistica. Una possibile cura da una ricerca italo-francese

È anche italiana la ricerca pubblicata su Autophagy che potrebbe portare a una cura per la fibrosi cistica: in uno studio frutto della collaborazione tra Università di Foggia, Istituto San Raffaele di Milano, Inserm e Università Federico II di Napoli, infatti, si dimostra come la somministrazione sequenziale di due molecole potrebbe correggere il difetto di base dovuto alla più comune mutazione della proteina CFTR, la ΔF508, responsabile proprio della patologia. E dunque portare un trattamento efficace per tale patologia nella maggior parte dei pazienti.

La Fibrosi Cistica (FC) è la più comune tra le malattie genetiche a prognosi severa, causata da mutazioni di una proteina chiamata CFTR, che conduce ad un’infiammazione cronica delle vie respiratorie, con progressivo deterioramento della funzione polmonare. Nei pazienti affetti da tale patologia, la mutazione ΔF508 impedisce alla proteina alterata di raggiungere la membrana delle cellule epiteliali respiratorie. Numerosi studi hanno dimostrato l’esistenza di molecole che possono correggere questo difetto, accompagnando la proteina sulla membrana della cellula, machenon permettono comunque alla molecola di restarvi abbastanza a lungo da poter funzionare  e rispondere in modo adeguato all’azione dei potenziatori dell’attività della CFTR. Trialclinici con correttori e/o potenziatori  della CFTR in pazienti FC conmutazione ΔF508 non hanno dato, ad oggi, risultati pienamente soddisfacenti nel controllare le manifestazioni polmonari della malattia.Ma oggi qualcosa potrebbe cambiare: lo studio su Autophagy ha infatti dimostrato per la prima volta che, correggendo l’ambiente alterato in cui la proteina ΔF508-CFTR si muove, è possibile fare in modo che questa non solo raggiunga la membrana cellulare,ma che allo stesso tempovi resti per un tempo sufficientemente lungo da rendere efficace il trattamento successivo con i potenziatori per controllare l’infiammazione respiratoria.Questo obiettivo è stato raggiunto in particolare grazie all’uso di un inibitore della Transglutaminasi 2,una proteina con molteplici funzioni biologiche, che consente di correggere le alterazioni dell’autofagia, un meccanismo di equilibrio cellulare carente in fibrosi cistica.

La terapia è stata poi sperimentata con successo su cellule respiratorie di pazienti e si è inoltre rivelata efficace in vivo nel favorire l’azione dei potenziatori della CFTR nel ridurre l’infiammazione polmonare in modelli animali di Fibrosi Cistica con mutazione ΔF508.“Sulla base di tali risultati proponiamo uno studio in persone affette da fibrosi cisticacon la mutazione ΔF508mcon un trattamento sequenziale  che prevede prima la somministrazione di un inibitore della Transglutaminasi 2 e successivamente l’uso di un potenziatore della CFTR”, hanno fatto sapere gli autori dello studio. “Qualora studi in vivo sul paziente ne confermassero l’efficacia, si potrebbe quindi ipotizzare l’uso di questa terapia sequenziale per prevenire danni polmonari o ritardarne la progressione. Tale studio potrebbe aprire nuovi potenziali scenari per il disegno di nuove cure per una grave e frequente malattia genetica che, a tutt’oggi, non dispone di terapie risolutive”.

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