Per oltre 20 anni, gli scienziati dello Scripps Research hanno raccolto le sfide della progettazione di un vaccino contro l’HIV. Ora una nuova ricerca, pubblicata su Immunity, mostra che la loro strategia sperimentale sui vaccini funziona nei primati non umani.
Il nuovo studio mostra che le scimmie macaco rhesus possono essere spinte a produrre anticorpi neutralizzanti contro un ceppo di HIV che assomiglia alla forma virale resiliente che più comunemente infetta le persone, chiamata virus Tier 2 .
La ricerca fornisce anche la prima stima di livelli di anticorpi neutralizzanti indotti dal vaccino necessari per la protezione contro l’HIV.
“Abbiamo scoperto che gli anticorpi che sono stati indotti dalla vaccinazione possono proteggere gli animali da virus che somigliano molto all’HIV del mondo reale“, dice Dennis Burton, Presidente dello Scripps Research’s Department of Immunology and Microbiology, e Direttore scientifico dell’ International AIDS Vaccine Initiative (IAVI) Neutralizing Antibody Center e del National Institutes of Health’s Center for HIV/AIDS Vaccine Immunology and Immunogen Discovery (CHAVI-ID).
Sebbene il vaccino sia lontano dagli studi clinici sull’uomo, lo studio fornisce una prova di concetto per la strategia del vaccino contro l’HIV che Burton ed i suoi colleghi stanno sviluppando dagli anni ’90.
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L’obiettivo di questa strategia è identificare le aree rare e vulnerabili dell’HIV e insegnare al sistema immunitario a produrre anticorpi per attaccare quelle aree. Studi condotti dagli scienziati dello Scripps hanno dimostrato che il corpo ha bisogno di produrre anticorpi neutralizzanti che si legano all proteina chiamata trimero sull’ involucro esterno del virus.
La proteina in questione – il trimero Env ancorato al capside dell’HIV – è in realtà una proteina complessa, formata da tre strutture sostanzialmente identiche collegate fra loro.
Dalla membrana di una tipica particella virale spuntano circa 15 di questi trimeri Env, pronti ad agganciarsi alle cellule umane sensibili. Pur essendo esposto al sistema immunitario, il trimero Env ha evoluto una strategia per eluderne l’attacco: muta frequentemente le sue regioni più periferiche ed esposte, rendendone difficile il riconoscimento da parte degli anticorpi.
Per sostenere la loro idea, gli scienziati hanno scoperto che potevano proteggere i modelli animali dall’HIV iniettandoli con anticorpi neutralizzanti prodotti in laboratorio.
La sfida era quindi quella di indurre gli animali a produrre autonomamente gli anticorpi neutralizzanti. Per fare questo, gli scienziati avevano bisogno di esporre il sistema immunitario al trimero ancorato al capside dell’HIV, addestrandolo efficacemente su come individuare questo bersaglio e produrre gli anticorpi giusti contro di esso.
Ma c’era un grosso problema. Il trimero dell’HIV è instabile e tende a cadere a pezzi quando isolato. Come potrebbero gli scienziati usarlo come ingrediente in un vaccino? Una svolta è arrivata nel 2013, quando gli scienziati hanno ingegnerizzato geneticamente un trimero più stabile che hanno chiamato SOSIP.