Ma l’ insulino- resistenza è anche legata a malattie che vanno dall’obesità e dall’infiammazione, alla riduzione dell’immunità e alla fragilità che derivano dall’avanzare dell’età. Se un mezzo facilmente disponibile per rallentare o invertire la resistenza all’insulina potesse essere identificato, potrebbe avere effetti anti-invecchiamento ampi e potenti (oltre a proteggere alcuni dei 650 milioni di adulti del mondo che sono obesi contro lo sviluppo del diabete di tipo 2).
Identificato per la prima volta nel 2004, l’akkermansia muciniphila abita l’intestino crasso e si ritiene rappresenti tra l’1 e il 5 percento di tutti i batteri intestinali negli adulti. Gli scienziati sospettano che aiuti a preservare il mantello di muco che riveste le pareti del nostro intestino, ma può anche avere un ruolo nel rendere i polifenoli negli alimenti a base vegetale che mangiamo, più disponibili per le nostre cellule.
Nella nuova ricerca, un gruppo del National Institute on Aging ha esaminato la catena molecolare di eventi che sembra derivare dalla deplezione di A. muciniphila nei topi e nelle scimmie macaco ed ha valutato gli effetti del ripristino di questo microbo intestinale agli animali anziani.
In primo luogo, i ricercatori hanno documentato che le viscere degli animali più anziani avevano popolazioni marcatamente più piccole di A. muciniphila rispetto ad animali giovani e che come la A. muciniphila diventava più scarso nel’intestino, anche il butirrato, uno dei principali protettori dell’intestino, diminuiva.
La carenza di queste due sostanze ha causato la diluizione delle pareti mucose degli intestini degli animali anziani e la formazione di perdite. Questo processo corrosivo ha scatenato una catena di eventi che hanno provocato un’infiammazione, provocato una risposta immunitaria e, in una fase finale, aumentato l’insulino-resistenza.
La chiave di questo passaggio finale è stata l’accumulo nell’intestino di un tipo specifico di cellula immunitaria chiamata cellule 4BL.
‘Se la catena dannosa di eventi dovesse essere interrotta, anche l’accumulo di 4BL probabilmente si potrebbe fermare‘, hanno ipotizzato i ricercatori.
I ricercatori hanno anche documentato quello che sembrava essere un ruolo di A. muciniphila nel promuovere la diversità sana di altri microbi che colonizzano l’intestino. Negli animali con scarse popolazioni di A. muciniphila, hanno sofferto anche una miriade di altri comuni batteri intestinali, così come i loro sottoprodotti benefici, in particolare il butirrato.
Quando i ricercatori hanno somministrato ai topi butirato, il risultato è stato un aumento dei livelli di A. muciniphila e livelli di resistenza all’insulina che si avvicinavano a quelli osservati negli animali più giovani.
I ricercatori hanno ottenuto gli stessi risultati quando hanno somministrato ai topi e ai macachi invecchiati, l’antibiotico enrofloxacina, un antibiotico ad ampio spettro usato in medicina veterinaria. In entrambi gli animali, l’enrofloxacina, che non è considerata sicura per l’uso nell’uomo, ha cancellato le cellule 4BL che si pensava costituissero un anello chiave nella catena che porta alla resistenza all’insulina. Con l’ eliminazione di 4BL, i livelli di A. muciniphila sono aumentati e la resistenza all’insulina è in gran parte scomparsa, dimostrando il loro ruolo centrale.
‘I risultati suggeriscono che l’insulino- resistenza e altre patologie associate all’invecchiamento e alla fragilità, possono essere migliorate prendendo di mira” la cascata di eventi che scaturiscono dall’esaurimento di Akkermansia muciniphila’, hanno scritto gli autori dello studio.
La ricercatrice belga Patrice Cani, che sta esplorando una forma probiotica di Akkermansia che potrebbe aumentare la sua presenza nell’intestino umano, ha detto che le nuove scoperte sono “perfettamente in linea” con studi che hanno dimostrato l’impatto dei batteri sulla sensibilità all’insulina.
‘Aver trovato il potere di questo batterio intestinale nelle scimmie macaco è un passo avanti particolarmente importante che sostiene ancor di più la necessità di ricerche future sugli esseri umani”, ha aggiunto Cani, dell’ Università Cattolica di Lovanio in Belgio.
Cani ed i suoi colleghi hanno appena terminato un piccolo studio sugli umani per indagare sulla sicurezza e la fattibilità dell’assunzione dell’akkermansia in una forma che aumenterà le sue popolazioni nell’intestino ed i risultati fino ad oggi sono stati incoraggianti.
Fonte, Science