Un team di ricercatori dell’Università di Pittsburgh ha trovato un modo possibile per proteggere le cellule dell’intestino durante la chemioterapia. Nell’articolo pubblicato su Science Translational Medicine, il team descrive l’approccio, come ha funzionato nei topi e gli ostacoli ancora da superare.
La chemioterapia è la somministrazione di una miscela di farmaci che uccidono i tumori, ma ha anche alcuni effetti collaterali negativi come perdita di capelli e vomito. In questo nuovo sforzo, i ricercatori hanno cercato di ridurre il danno alle pareti delle cellule intestinali causato dalla chemioterapia, sia perché renderebbe il trattamento più sopportabile, sia perché consentirebbe la somministrazione di dosi più elevate di chemioterapia.
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L’intestino è rivestito di cellule che proteggono contro l’acido dello stomaco e i batteri e, per questo motivo, le cellule devono essere sostituite più spesso di altre cellule, il che significa che l’intestino ha una grande riserva di cellule staminali . Sfortunatamente, la chemioterapia provoca danni al DNA delle cellule della parete intestinale, scatenando p53, un soppressore del tumore. Una volta attivato p53, i segnali inducono la creazione delle proteine PUMA e p21, che a loro volta segnalano alle cellule staminali di iniziare l’apoptosi (suicidio cellulare). Ricerche precedenti hanno dimostrato che impedire l’attivazione di p53 non è un’opzione praticabile perché proteggerebbe i tumori dai farmaci chemio destinati a ucciderli. In questo nuovo sforzo, i ricercatori hanno cercato invece un modo per prevenire la produzione di PUMA, impedendo così alle cellule staminali di uccidersi.
Per testare questo approccio, il team ha ingegnerizzato i topi privati della proteina PUMA e poi ha somministrato loro la chemioterapia per verificare lo stato delle cellule intestinali. I ricercatori riferiscono che ci sono stati molti meno danni che in condizioni normali. Successivamente, il team ha testato una piccola molecola che la ricerca precedente aveva suggerito per inibire la produzione di PUMA somministrandola a topi normali e sani, quindi seguita da farmaci chemio. I ricercatori riferiscono che, ancora una volta, i topi hanno mostrato molto meno danni alle cellule staminali intestinali. Il test finale consisteva nell’inibire la proteina nelle cellule del colon in coltura in una capsula di Petri e poi somministrarle con farmaci chemio e ancora una volta, l’approccio sembrava funzionare come sperato.
Incoraggiati dai risultati ottenuti, il team intende continuare a testare l’approccio per scoprire se è opzione praticabile per i pazienti oncologici umani.