HomeSaluteTumoriNoduli tiroidei: nuovi biomarker per distinguere forme benigne e maligne

Noduli tiroidei: nuovi biomarker per distinguere forme benigne e maligne

I noduli tiroidei sono presenti in circa la metà delle persone, ma pochi sono cancerogeni. Una nuova ricerca, pubblicata sulla rivista Biomed Central, presenta una serie di biomarker in grado di distinguere i noduli benigni da quelli maligni. I noduli tiroidei vengono valutati con ago aspirato, ma circa 1/3 dei risultati richiede tiroidectomia diagnostica. I ricercatori dell’Università di Pisa hanno affrontato questo problema, utilizzando un modello Bayesiano Artificial Neural Network, per esaminare i livelli di espressione genica di oltre 90 FNA diversi. Hanno trovato 8 biomarker ( KIT, CDH1, LSM7, C21orf24, DD12, TC1, Hs296031 e BREF), ciascuno in grado, in combinazione o da solo, di distinguere tra campioni di noduli maligni e benigni. La Dott.ssa Sara Tomei, coautrice della ricerca, ha spiegato: ” Quasi la metà di tutti i campioni maligni, (ma non benigni), presenta la mutazione V600E nelk gene BRAF. Il gene con la più alta capacità di identificazione è stato KIT: l’attività di KIT è diminuita in campioni di cancro tiroideo. Campioni con bassi livelli di KIT, dovrebbero essere considerati tutti, come sospetto cancro. Questo approccio, suggeriscono i ricercatori, potrebbe potenzialmente ridurre il  numero di persone con noduli benigni, trattati con chirurgia radicale, di quasi il 50% e identificare invece, coloro che hanno bisogno di tiroidectomia per curare il cancro.

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