Il tè verde è ampiamente considerato vantaggioso per il cervello. Le proprietà antiossidanti e detossinanti degli estratti di tè verde aiutano a combattere le malattie come l’Alzheimer. Tuttavia, gli scienziati non hanno mai capito pienamente come le proprietà del tè verde funzionano a livello molecolare e come potrebbero essere sfruttate per trovare trattamenti migliori.
( Vedi anche:Benefici e rischi di un gene coinvolto nell’ alzheimer).
La ricerca della McMaster University sta diffondendo una nuova luce su questi meccanismi sottostanti. Le prove precliniche suggeriscono che il composto del tè verde noto come EGCG interferisce con la formazione di gruppi tossici (oligomeri), uno dei primi sospettati nella cascata molecolare che porta al declino cognitivo nei pazienti con Alzheimer.
“A livello molecolare, riteniamo che le EGCG coinvolgono oligomeri tossici e modificano la loro capacità di coltivare e interagire con cellule sane“, spiega Giuseppe Melacini, autore principale e Professore presso i Dipartimenti di Chimica e Biologia Chimica, nonché di Biochimica e Scienze Biomediche alla McMaster, che ha lavorato per la ricerca sull’ Alzheimer per 15 anni.
I risultati, che sono i risultati di un decennio di avanzamenti nella metodologia della risonanza magnetica nucleare (NMR) e sono presenti nella copertina del Journal of the American Chemical Society, potrebbero portare a nuove terapie e ulteriori scoperte di farmaci.
Nonostante decenni di ricerca, le cause dell’ Alzheimer non sono ancora pienamente comprese e le opzioni di trattamento sono limitate. Secondo gli ultimi numeri di censimento, gli anziani che vivono in Canada sono ora più numerosi dei bambini, aumentando drasticamente la necessità di farmaci efficaci e di prevenzione. Secondo alcune stime, il numero dei canadesi con demenza dovrebbe salire a 937.000 entro il 2031, con un aumento del 66% rispetto ai numeri attuali.
“Sappiamo tutti che attualmente non esiste alcuna cura per evitare la comparsa di sintomi dell’ Alzheimer, quindi la nostra migliore speranza è l’intervento precoce. Questo potrebbe significare l’uso di estratti di tè verde o dei loro derivati in anticipo, diciamo 15/ 25 anni prima che qualsiasi sintomo si presenti”, dice Melacini.
Quindi, i ricercatori sperano di affrontare problemi come ad esempio modificare le EGCG e molecole simili in modo da poterle utilizzare in modo efficace ad esempio, come additivo alimentare. EGCG è instabile a temperatura ambiente e notoriamente difficile da consegnare nel corpo umano, in particolare nel cervello.
“Gli additivi alimentari potrebbero rivelarsi una terapia o un adiuvante cruciale”, dice Melacini. “Sarà importante capitalizzare su di essi per aumentare le probabilità di un invecchiamento sano, oltre all’esercizio fisico e allo stile di vita sano”.