Un team di ricercatori provenienti da Francia, Germania e Belgio ha scoperto che un peptide trovato nel veleno del serpente mamba verde, ha portato alla riduzione dei sintomi della malattia del rene policistico nei topi.
( Vedi anche:Individuate le vie biochimiche della malattia del rene policistico).
Lo studio, pubblicato in Proceedings of National Academy of Sciences, descrive come i sintomi della malattia del rene policistico sono stati ridotti nei topi, dopo la somministrazione del peptide.
La malattia del rene policistico(PDK) è una malattia genetica che causa lo sviluppo di cisti che possono danneggiare i reni e portare a insufficienza renale. Precedentemente, la ricerca ha dimostrato che, come molti altri disturbi, PKD è in realtà una famiglia di disturbi causati da diversi problemi nel genoma. La malattia non è curabile ed è trattata con farmaci chiamati antagonisti della vasopressina che bloccano i recettori della vasopressina che causano lo sviluppo delle cisti. I farmaci utilizzati per il trattamento della condizione hanno effetti collaterali negativi, uno dei quali è il danno epatico.
In questo nuovo sforzo, i ricercatori hanno studiato il veleno di un serpente africano chiamato mamba verde, che agisce sui recettori delle cellule.
Per saperne di più sui possibili benefici del veleno del mamba verde, i ricercatori hanno isolato un peptide chiamato mambaquaretin-1, che è noto per bloccare i recettori delle cellule ed hanno trattato sei topi che erano stati geneticamente modificati per avere la malattia renale, per circa 99 giorni. I topi sono stati monitorati per verificare gli effetti negativi del peptide o l’impatto positivo sulle cisti renali.
I ricercatori riferiscono che tutti i topi trattati con il peptide (al contrario di quelli di controllo trattati con placebo) hanno sperimentato un miglioramento della funzione renale e senza effetti collaterali.
I ricercatori hanno anche scoperto che il numero di cisti nei topi trattati, si è ridotto di circa un terzo e la superficie totale del rene costituita da cisti è diminuita del 47 per cento. Uno sguardo più attento ha suggerito che il peptide ha causato tali miglioramenti bloccando il recettore della vasopressina tipo-2, proprio come fanno i farmaci attuali.
Naturalmente è necessaria più ricerca per capire se il peptide è sicuro per l’uso nelle persone e se offre gli stessi benefici, ma fin ad ora, la squadra è ottimista e prevede di considerare l’uso del peptide per il trattamento di altri disturbi.
Fonte: PNAS/DOI: 10.1073 / pnas.1620454114 ,