Nonostante i grandi progressi fatti nel trattamento del cancro al seno, la recidiva è ancora una sfida importante affrontata da numerosi studi scientifici.
Attualmente, nel cancro al seno il tasso di sopravvivenza a 5 anni è dell’ 89% e il tasso di sopravvivenza a 10 anni è dell’ 83% e secondo uno studio, mentre il tasso di sopravvivenza a 10 anni è triplicato negli ultimi 60 anni.
( Vedi anche: Gli scienziati individuano un nuovo modo di attaccare il cancro al seno).
Tuttavia, il cancro al seno è ancora “la seconda causa di morte per cancro nelle donne”.
Anche se i progressi nel trattamento del cancro al seno sono costantemente in corso, un particolare aspetto della malattia è particolarmente difficile da capire e prevenire: la recidiva.
Capire come il cancro al seno recidiva
La rimozione chirurgica del tessuto maligno e la chemioterapia distruggono le cellule cancerose, ma spesso, alcune cellule residue sopravvivono e possono portare alla recidiva del cancro al seno.
Un articolo pubblicato questa settimana nel Journal of Clinical Investigation, offre una nuova visione di questo processo e promette di identificare le cellule responsabili di questo processo.
Il team ha utilizzato un modello di topo, accanto ad una tecnica relativamente nuova che coinvolge i cosiddetti organoidi o strutture organotipiche. Gli organoidi imitano la struttura e la funzione degli organi e si sono dimostrati utili per testare i farmaci e ricercare trattamenti personalizzati.
I ricercatori dell’ European Molecular Biology Laboratory, guidati da Martin Jechlinger, hanno esaminato i profili di trascrizione dei geni e percorsi del metabolismo in queste cellule maligne residue. “Abbiamo scoperto che le cellule maligne residue hanno tratti molecolari che le distinguono nettamente dal tessuto mammario normale e sembrano causare la recidiva”, ha affermato il ricercatore.
Il team ha identificato una firma chimica nel modo in cui le cellule maligne residue metabolizzano i lipidi. Questo metabolismo dei lipidi modificato contribuisce a mantenere elevati livelli di specie reattive dell’ossigeno, molecole conosciute per danneggiare il DNA. Il team ritiene che questo potrebbe giocare un ruolo nello scatenare la recidiva del cancro al seno.
Per studiare l’importanza di questi cambiamenti metabolici, il team ha invertito le alterazioni. Jechlinger nota: “Quando abbiamo trattato queste caratteristiche nei topi, i loro tumori avevano meno probabilità di recidivare”.
Dopo aver individuato questa differenza nelle cellule residue, i ricercatori hanno confrontato i loro risultati nei topi e organoidi con biopsie pre- e post-trattamento di pazienti affette da cancro al seno. In questo compito, hanno ricevuto sostegno dal Centro Nazionale Malattie tumorali di Heidelberg, in Germania e dall’ Istituto Europeo di Oncologia di Milano. Come previsto, i risultati sono stati replicati: sono state osservate le stesse alterazioni nel metabolismo dei grassi nel tessuto umano.
“I nostri risultati suggeriscono che le cellule residue mantengono una ‘memoria oncogena’ che potrebbe essere sfruttata per sviluppare farmaci contro la recidiva del cancro al seno”, ha affermato Martin Jechlinger.
Altri scienziati stanno indagando queste differenze cellulari per comprendere come il metabolismo dei lipidi influenza la ricorrenza del cancro al seno.
Kristina Havas, uno degli scienziati coinvolti nel progetto in corso, ha grandi speranze e dice: “Ogni paziente è diverso e ogni storia è unica, ma i nostri risultati suggeriscono che il metabolismo dei lipidi è un obiettivo terapeutico emozionante per ridurre la ricorrenza del cancro al seno”.