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La chemioterapia metronomica più efficace nel trattamento di alcuni tipi di cancro

Immagine:Imaging bioluminescenza dimostra che i tumori trattati con la dose massima tollerata di doxorubicina farmaco chemioterapico diventano più grandi nel tempo ( in alto), rispetto ai tumori trattati con frequenti, basse dosi dello stesso farmaco secondo il principio della chemioterapia metronomica( in basso)

La chemioterapia metronomica è risultata più efficace nel trattamento di alcuni tipi di cancro, secondo i ricercatori della Taipei Medical University e del National Institute of Cancer Research a Taiwan e University of California, San Francisco.

Convenzionali trattamenti di chemioterapia ad alte dosi possono portare le cellule di fibroblasti circostanti i tumori a secernere proteine che promuovono la recidiva dei tumori in forme più aggressive, nel cancro al seno e nel cancro del pancreas.

Regimi chemioterapici a basso dosaggio al contrario, evitano questo effetto e possono quindi essere più efficaci nel trattamento di alcuni tipi di cancro al seno e al pancreas, secondo questo studio condotto sui topi che è stato pubblicato online il 23 novembre nel The Journal of Experimental Medicine.

( Vedi anche:Chemioterapia: dove si lega il cisplatino?).

I farmaci chemioterapici sono di solito somministrati a pazienti affetti da cancro a distanza di poche settimane,  ad una dose elevata “massima tollerata”. Benchè questo metodo uccide la maggior parte delle cellule tumorali, spesso risparmia un piccolo numero di cellule tumorali chiamate TIC, che successivamente danno origine a nuovi tumori. (I tumori, contengono cellule staminali tumorali o “tumor initiating cells” o TIC, una sottopopolazione cellulare tumorigenica, in grado di auto-rinnovarsi e differenziare e dotata di farmacoresistenza. Le caratteristiche funzionali delle TIC sono responsabili della formazione, progressione e diffusione tumorale). Inoltre, questi tumori ricorrenti sono spesso più aggressivi e capaci di metastatizzare in altri tessuti, in parte perché le alte dosi di farmaci chemioterapici colpiscono anche le cellule del tessuto stromale che circonda i tumori, comprese le cellule immunitarie e le cellule endoteliali dei vasi sanguigni.

Kelvin Tsai della Taipei Medical University e Valerie Weaver dell’ Università della California a San Francisco, hanno deciso di studiare l‘effetto della chemioterapia sui fibroblasti, una componente importante dello stroma nei tumori desmoplastici come il cancro al seno e adenocarcinoma del dotto pancreatico.

I ricercatori hanno scoperto che, in risposta alle dosi massime tollerate di diversi farmaci chemioterapici comunemente utilizzati nel cancro al seno, i fibroblasti cancro-associati secernono grandi quantità di cellule di segnalazione che sono proteine chiamate chemochine ELR +. Queste proteine hanno promosso la crescita tumorale e le metastasi nei topi, convertendo le cellule tumorali vicine in cellule tumorali TIC che stimolando la formazione dei vasi sanguigni all’interno del tumore e migliorano il reclutamento di cellule immunitarie chiamate macrofagi.

Recenti studi hanno suggerito che il trattamento di pazienti con basse dosi di farmaci chemioterapici, somministrate più frequentemente o addirittura anche ogni giorno, può essere più efficace rispetto agli approcci tradizionali chemioterapici che vengono somministrati ad intervalli di tempo più lunghi e ad alte dosi. Questa tipologia di somministrazione viene chiamata ‘chemioterapia metronomica’.

(Numerosi studi hanno confermato che la somministrazione di farmaci chemioterapici a piccole dosi continue sembra più efficace non solo in termini di riduzione della tossicità, ma forse anche in termini di miglioramento degli effetti dei farmaci sulla crescita del tumore. Questa nuova modalità di somministrazione dei farmaci chemioterapici è denominata “chemioterapia metronomica” e si riferisce alla frequente, talvolta quotidiana, somministrazione di chemioterapici a dosi significativamente al di sotto del MDT, senza interruzioni tra i vari cicli).

Tsai e colleghi hanno scoperto che questo regime a basso dosaggio o ” chemioterapia metronomica”, non induce la produzione di chemochine ELR +  da parte dei fibroblasti cancro-associati. Questo, a sua volta, ha ridotto la capacità dei fibroblasti di promuovere la formazione di cellule tumorali TIC, la crescita dei vasi sanguigni e il reclutamento dei macrofagi.

I topi con il cancro al seno o adenocarcinoma del dotto pancreatico hanno quindi risposto meglio alle basse dosi di chemioterapia metronomica, sopravvivendo di più dei topi trattati con la dose massima tollerata.

“I nostri risultati prestano sostegno al paradigma emergente che i segnali stroma-derivati contribuiscono alla patologia tumorale”, spiega Tsai. “Essi suggeriscono anche che basse dosi di chemioterapia metronomica possono migliorare il risultato terapeutico nei tumori desmoplastici”.

Fonte: The Journal of Experimental Medicine

 

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