Lo zenzero è risultato efficace per il trattamento della malattia infiammatoria intestinale, secondo una ricerca pubblicata in Biomateriali. Consegnato in forma di nanoparticelle, i ricercatori ritengono che lo zenzero potrebbe offrire un rimedio mirato ed efficace per questa condizione potenzialmente debilitante.
Le malattie infiammatorie intestinali (IBD) comprendono un gruppo di malattie che causano l’infiammazione dell’intestino. La causa di IBD è sconosciuta, ma gli scienziati ritengono che potrebbe essere una condizione autoimmune, in cui il sistema immunitario del corpo si attacca per errore.
Le due forme principali di IBD sono la malattia di Crohn e la colite ulcerosa.
Lo spettro clinico delle malattie infiammatorie intestinali è estremamente variabile a causa della esiguità dei sintomi che non consente un a diagnosi immediata della patologia. La caratteristica principale delle malattie infiammatorie intestinali è la presenza di un’infiammazione cronica a carico della mucosa dell’intestino che ha decorso intermittente e può causare complicanze severe.
Le persone con IBD spesso sperimentano diarrea e dolore e nei casi più gravi, perdita di sangue attraverso il retto. Essi sono anche più inclini a complicazioni come l’anemia in quanto i loro intestini non assorbono efficacemente le sostanze nutritive.
Gli scienziati utilizzano la nanotecnologia per fornire i farmaci, anche a basse dosi, ad aree specifiche evitando così gli effetti indesiderati sul resto del corpo.
Benefici dello zenzero
Lo zenzero è noto da tempo per i suoi effetti terapeutici. E’ stato utilizzato per migliaia di anni come rimedio per una serie di problemi di salute, tra cui il raffreddore, nausea, artrite, emicrania ed ipertensione.
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Creazione di nanoparticelle
Il team, guidato dal Dr. Didier Merlin dell’Istituto di Scienze Biomediche presso la Georgia State University, ha creato nanoparticelle di zenzero di circa 230 nanometri di diametro.
I risultati dello studio condotto sui topi, indicano che le nanoparticelle di zenzero possono ridurre la colite acuta e prevenire la colite cronica e la colite associata al cancro.
Le nanoparticelle sembrano aiutare nella riparazione intestinale favorendo la sopravvivenza e la proliferazione delle cellule nel rivestimento del colon. Esse riducono anche la produzione di proteine che promuovono l’infiammazione e contemporaneamente, innalzano i livelli di proteine che combattono l’infiammazione.
Le particelle hanno come bersaglio il colon, in quanto sono assorbite principalmente dalle cellule presenti nel rivestimento dell’intestino, dove si sviluppa la malattia infiammatoria intestinale e sono anche risultate prive di effetti collaterali.
Come risultato, i ricercatori suggeriscono che le nanoparticelle di zenzero potrebbero essere utilizzate per trattare le due forme principali di IBD e cancro collegato alla malattia infiammatoria intestinale.
Composti delle nanoparticelle di zenzero che aiutano ad alleviare la malattia infiammatoria intestinale
Gli autori sostengono che gli alti livelli di lipidi, o molecole di grasso, presenti nelle particelle sono la chiave del loro effetto terapeutico. Lo zenzero infatti, contiene lipidi naturali, tra cui l’acido fosfatidico, che sono importanti per la costruzione delle membrane cellulari.
Altre sostanze attive chiave che si trovano naturalmente nello zenzero sono 6-gingerolo e 6-shogaol. Precedenti ricerche hanno indicato che questi composti possono aiutare a prevenire l’ossidazione,l’infiammazione ed il cancro.
Sono questi componenti che rendono lo zenzero efficace anche contro la nausea e altri problemi digestivi.
Fornire questi composti in una nanoparticella potrebbe essere il modo più efficace per arrivare al tessuto del colon e trattare la malattia infiammatoria intestinale, piuttosto che consumare zenzero come alimento o supplemento.
Il team di Merlino sta considerando anche altre piante, come potenziali “nanofattori per la fabbricazione di nanoparticelle mediche”.
I ricercatori hanno descritto le piante come ” la piattaforma diversificata e sostenibile per la produzione di nanoparticelle terapeutiche”.
Fonte: Medicalnews