HomeSaluteCervello e sistema nervosoAlzheimer e Parkinson: identificati composti che invertono i sintomi

Alzheimer e Parkinson: identificati composti che invertono i sintomi

Immagine:  Ayushi Dimri  e il Professor Flaviano Giorgini. Credit: University of Leicester

Uno studio di cinque anni condotto da un team internazionale guidato dall’Università di Leicester ha trovato un modo per “invertire” i sintomi di malattie neurodegenerative come il Parkinson e l’Alzheimer, utilizzando i moscerini della frutta come soggetti di prova.

I ricercatori hanno dimostrato che gli approcci genetici e farmacologici possono essere usati per abbassare i livelli di metaboliti tossici nel sistema nervoso e quindi alleviare i diversi sintomi di neurodegenerazione.

Lo studio, condotto dal Dottor Carlo Breda che lavora nel laboratorio del Prof. Flaviano Giorgini presso l’Università di Leicester, è stato pubblicato in Proceedings of the National Academy of Sciences.

La ricerca è stata effettuata in stretta collaborazione con l’Università del Maryland School of Medicine (USA), guidata dal Prof Robert Schwarcz in collaborazione con il Dott Korrapati Sathyasaikumar e la Dr.ssa Francesca Notarangelo.  Altri ricercatori dell’ Università di Leicester che hanno contribuito allo studio sono il Prof Charalambos Kyriacou, Shama Idrissi, Jasper Estanero, Gareth Moore e il Dottor Edward Green.

Il Professore Giorgini, del Dipartimento di Genetica alla Leicester, di fama internazionale, ha detto:. “La nostra ricerca è focalizzata su una migliore comprensione dei meccanismi che contribuiscono alla insorgenza e alla progressione dei sintomi in patologie neurodegenerative. Queste sono malattie in cui specifiche popolazioni di cellule nervose all’interno del sistema cerebrale muoiono, portando a gravi problemi nel movimento e deficit cognitivi”.

“Le due patologie neurodegenerative più comuni in tutto il mondo sono il morbo di Alzheimer e di Parkinson. Le opzioni di trattamento per queste malattie sono limitate e fino ad oggi non esistono cure. La nostra speranza è che, migliorando la nostra conoscenza di come queste cellule nervose si ammalano e muoiono nel cervello, possiamo  escogitare il modo per interferire con questi processi e quindi  ritardare l’insorgenza delle malattie e prevenirle”.

La ricerca appena pubblicata, ha utilizzato il moscerino della frutta, la mosca Drosophila melanogaster, al fine di esplorare il ruolo di metaboliti specifici nella via chinurenina che causano la perdita di cellule nervose nei modelli del morbo di Alzheimer, Parkinson e il morbo di Huntington.

(La via della chinurenina è una via metabolica che porta alla produzione di nicotinammide adenina dinucleotide (NAD+) dalla degradazione dell’amminoacido essenziale triptofano).

Studi precedenti da parte del team di Leicester e altri, hanno dimostrato che alcuni di questi metaboliti sono tossici per le cellule nervose e i loro livelli risultano aumentati in queste malattie. In passato i ricercatori hanno trovato che  usare approcci genetici per inibire (o “silenziare”) l’attività di due enzimi fondamentali in questa via – TDO e KMO – riduce i livelli dei metaboliti tossici e riduce la perdita di cellule nervose nel moscerino della frutta, modello della malattia di Huntington.

Nel corso di studio i ricercatori hanno scoperto che l’inibizione di questi due enzimi migliora i “sintomi” nei moscerini della frutta grazie all’aumento dei livelli di un metabolita protettivo nel percorso della chinurenina noto come acido kinurenico che contrasta gli effetti dei metaboliti tossici.

Il Dr Breda ha detto: “C’è un notevole interesse per lo sviluppo di farmaci che ‘abbassano’ i livelli di questi enzimi e  la nostra speranza è che il nostro lavoro possa portare a farmaci per il trattamento di questi disturbi devastanti, in futuro”.

Il Professor Giorgini ha aggiunto: “Siamo eccitati da questi risultati, in quanto suggeriscono che l’inibizione di TDO e  KMO potrebbe essere una strategia generale impiegata per migliorare i sintomi in una miriade di malattie neurodegenerative, non solo il Parkinson e l’Alzheimer. Cinque anni fa abbiamo dimostrato che queste manipolazioni possono migliorare i “sintomi” nei moscerini  modello della malattia di Huntington. Il nostro prossimo passo è quello di validare il nostro lavoro in modelli di mammiferi e, in definitiva, verificare se tali farmaci potrebbe essere utile per i pazienti negli studi clinici “.

Commentando la ricerca, Claire Bale, Head of Research Communications at Parkinson’s UK, dice:

“Il Parkinson è una condizione neurologica progressiva del cervello, con sintomi che emergono quando il 70% delle cellule nervose nel cervello sono andate perdute. Purtroppo i trattamenti attuali sono solo in grado di affrontare i sintomi della malattia, ma non possono rallentare o arrestare la degenerazione di queste cellule. Questa ricerca che si concentra sulla  protezione delle cellule cerebrali prendendo di mira le proteine ​​nella via chinurenina, potrebbe fornire un punto di svolta nella lotta contro queste condizioni che attualmente non hanno cura”.

Fonte: Medicalxpress

 

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