HomeSaluteCervello e sistema nervosoParkinson: individuato il punto in cui la proteina alfa-sinucleina diventa tossica

Parkinson: individuato il punto in cui la proteina alfa-sinucleina diventa tossica

I ricercatori sono sempre più vicino a svelare le cause del morbo di Parkinson, dopo aver individuato il punto in cui la proteina alfa-sinucleina – una proteina che svolge un ruolo chiave nella condizione – diventa tossica per il cervello.Il primo autore dello studio, la Dr.ssa Dorothea Pinotsi del Dipartimento di Ingegneria Chimica e Biotecnologie e Dipartimento di Chimica presso l’Università di Cambridge e colleghi, hanno pubblicato le loro conclusioni negli Atti della National Academy of Sciences .

Il morbo di Parkinson è un disturbo cronico e progressivo del movimento che si ritiene essere innescato dalla morte delle cellule nervose, o neuroni, soprattutto all’interno di una regione del cervello chiamata substantia nigra, una zona chiave per il controllo del movimento.

Esattamente ciò che provoca la morte dei neuroni nel Parkinson non è chiaro, ma i ricercatori ipotizzano che una delle cause siano gli  aggregati anomali della proteina alfa-sinucleina che si formano all’interno delle cellule nervose, noti anche come corpi di Lewy che sono considerati un segno distintivo del Parkinson.

I ricercatori spiegano che i corpi di Lewy nascono come risultato di una forma errata dell’alfa-sinucleina che la porta ad aderire ad altre proteine causando lo sviluppo di strutture simili a sottili filamenti noti come fibrille alfa-sinucleina.

I risultati del nuovo studio suggeriscono che la stessa proteina può causare o proteggere contro gli effetti tossici che portano alla morte delle cellule cerebrali, a seconda della sua forma strutturale specifica e che gli effetti tossici si sviluppano quando vi è uno squilibrio del livello della proteina nella sua forma naturale, in una cellula.

 

L’eccesso di proteina alfa-sinucleina solubile provoca la morte delle cellule cerebrali

Il team ha utilizzato tecniche ottiche a “super-risoluzione” per visionare dal vivo i neuroni dei ratti e verificare in che modo i neuroni rispondono a diverse forme di alfa-sinucleina, senza danneggiare il tessuto nervoso.

Quando le fibrille di alfa-sinucleina sono state introdotte nei neuroni, esse si sono collegate con la proteina alfa-sinucleina già presente nella cellula, senza produrre alcun effetto tossico.

Tuttavia, i ricercatori hanno trovato che una forma solubile di alfa-sinucleina introdotta nei neuroni non interagisce con la proteina preesistente nella cellula e questocausa la morte delle cellule nervose.

“Così in qualche modo, la proteina solubile introdotta nei neuroni ha creato questo effetto tossico e il danno sembra essere visibile già  prima della formazione delle  fibrille”, spiega la Dr.ssa  Pinotsi.

Successivamente, i ricercatori hanno introdotto sia la forma solubile di alfa-sinucleina che le fibrille di alfa-sinucleina, nei neuroni. Essi hanno scoperto che questa combinazione ha superato gli effetti tossici dovuti alla forma solubile di alfasinucleina; le fibrille hanno attratto le proteine ​​solubili come magneti, secondo il team, ostacolando la loro tossicità.

Commentando i risultati, la Dr.ssa Pinotsi dice:

“Questi risultati cambiano il modo di considerare la malattia, perché il danno può verificarsi quando nei neuroni è semplicemente presente la forma solubile dell’alfa-sinucleina: è la quantità in eccesso di questa proteina che sembra causare gli effetti tossici che portano alla morte delle cellule cerebrali”.

Secondo gli autori, l’ eccesso della forma solubile di alfasinucleina può verificarsi a causa di fattori genetici o invecchiamento, sebbene studi precedenti hanno suggerito che anche un trauma cranico può  essere una causa.

Negli Stati Uniti, più di 1 milione di persone vivono con la malattia di Parkinson. I sintomi  includono tremori involontari, mobilità ridotta, disturbi dell’equilibrio e rigidità degli arti e del tronco.

Allo stato attuale, non esiste una cura per la malattia. Gli attuali trattamenti aiutano i pazienti a gestire i sintomi piuttosto che affrontare la condizione alla radice.

Ma secondo la Dr.ssa Pinotsi e colleghi, i loro risultati potrebbero aprire la porta a nuove strategie per prevenire oltre al Parkinson, anche altre malattie neurodegenerative che coinvolgono aggregati proteici anomali, come ad esempio il morbo di Alzheimer.

“Con queste tecniche ottiche a super-risoluzione, possiamo realmente vedere i dettagli che non abbiamo potuto vedere prima, quindi potremmo essere in grado di contrastare questo effetto tossico in una fase iniziale”, conclude la ricercatrice. 

Fonte: Comunicato stampa University of Cambridge via alphagalileo

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