L’olio di palma è il tipo di olio vegetale maggiormente prodotto, con una produzione annuale di oltre 50 tonnellate. Di queste, circa l’85 % è destinato al consumo alimentare.
Grazie alla sua versatilità e al costo contenuto, viene impiegato in moltissimi prodotti commerciali, dalla margarine a prodotti da forno quali biscotti, cracker, fette biscottate, merendine e tanti altri.
I maggiori produttori di olio di palma sono Malesia e Indonesia, responsabili dell’86 % della produzione mondiale, mentre il resto dipende per lo più da Thailandia, Nigeria, Costa d’Avorio, Colombia, Papua Guinea, India e Brasile.
Di recente è nato un acceso dibattito seguito da molte polemiche legate all’impiego di olio di palma. Da un punto di vista ecologico, i paesi produttori vengono accusati di distruggere le foreste tropicali per far spazio alle coltivazioni della palma da olio. Dal punto di vista nutrizionale, le perplessità nascono dal fatto che diversi studi hanno suggerito un ruolo dell’olio di palma nell’aumento del rischio legato allo sviluppo di malattie cardiovascolari, mentre altri gli attribuiscono un effetto benefico sulla salute.
Ma come orientarsi quindi tra le informazioni contrastanti? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
L’olio di palma viene utilizzato da migliaia di anni in diverse comunità in Asia e Africa. La palma da olio, Elaeis Guineensis, infatti è originaria dell’Africa Occidentale dalla quale si è propagata in Malesia, Brasile e Indonesia nel XIX secolo.
Il processo di estrazione dell’olio di palma fornisce un prodotto contenente sia composti benefici come trigliceridi, vitamina E, carotenoidi e fitosteroli, sia impurità come fosfolipidi, acidi grassi liberi (FFA), gomme e prodotti di ossidazione lipidica, questi ultimi rimossi dai trattamenti di raffinazione. L’olio di palma di buona qualità destinato all’uso alimentare è composto al 95 % da trigliceridi e allo 0,5 % da acidi grassi liberi. In particolare, gli acidi grassi liberi presenti nell’olio di palma sono per circa il 50 % acidi grassi saturi, e più precisamente acido miristico (1,1%), acido stearico (4,5 %) e acido palmitico (44 %). I grassi saturi sono associati all’incremento dei livelli di colesterolo LDL nel sangue che accumulandosi nelle arterie può portare ad aterosclerosi, e una parte della comunità scientifica, quindi, si è espressa contro il consumo dell’olio di palma a causa dell’elevato contenuto di acido palmitico. Un’altra parte sottolinea invece la discreta presenza di acidi grassi insaturi, come l’acido oleico al 39,2 % e l’acido linoleico al 10,1 % nonché il contenuto di vitamina A, vitamina E e antiossidanti che svolgono funzione protettiva per il cuore e preventiva nei confronti del cancro. Bisogna osservare però che il processo di raffinazione dell’olio di palma provoca una perdita della quota di tocoferolo e tocotrienoli e inoltre induce danno ossidativo.
Nell’uomo sono stati riportati risultati contrastanti per quanto riguarda gli effetti mediati da diete ricche di olio di palma sull’aumento del rischio cardiovascolare. Le principali criticità sono rappresentate dall”estrema eterogeneità qualitativa e quantitativa del contenuto di acidi grassi nelle diete; dalle differenze dei criteri di selezione utilizzati per i gruppi sottoposti alle sperimentazioni; dall’ampia gamma di età esaminate e dalla scarsa attenzione nei confronti delle altre componenti dietetiche che possono mascherare gli effetti diretti degli acidi grassi sui marcatori dei lipidi nel sangue.
Nell’attesa che ulteriori ricerche superino questi punti critici per chiarire in modo equivoco il rapporto diretto tra consumo di olio di palma e rischio cardiovascolare, è opportuno affidarsi al buon senso e non farsi prendere da inutili allarmismi. Se da un lato è vero che l’elevato contenuto di acidi grassi saturi è potenzialmente dannoso per la saluta umana, dall’altro lato le linee guida raccomandano un consumo di grassi saturi inferiore al 10 % delle calorie totali della dieta. Ciò significa che l’utilizzo occasionale di prodotti contenenti olio di palma all’interno di un regime alimentare bilanciato non rappresenta una minaccia per la nostra salute. Al contrario, il consumo quotidiano prevalente di prodotti industriali rispetto ad alimenti naturali, nel contesto di una dieta ricca di grassi animali e povera di fibre, non rappresenta uno stile di vita sano ed espone l’organismo a un maggiore rischio di sviluppare patologie a carico dell’apparato cardiocircolatorio e malattie neoplastiche.
Dott.ssa Chiara Ferretti
Fonti:
Palm oil and the hearth: a rewiev, Odia O. J., Ofori S., Maduka O., Word J Cardiol 2015 March 26; 7(3): 144-149
Biological and nutritional properties of palm oil and palmitic acid: effects on health, A. Mancini, E. Imperlini, E. Nigro, C. Montagnese, A. Daniele, S. Orrù, P. Buono, Molecules 2015, 20, 17339-17361