Gli scienziati hanno scoperto una proteina che influenza sia la salute della mente che del cuore.
” Mens sana in corpore sano” è un aforismo latino del poeta romano Giovenale che trova conferma in uno studio della John Hopkins University che spiega che il legame tra “mente sana e corpo sano” potrebbe essere biochimico e non una semplice coincidenza.
C’è un possibile legame biochimico tra depressione e malattie cardiache, due disturbi che spesso si verificano contemporaneamente, ma con un rapporto che rimane scarsamente compreso.
Lo scompenso cardiaco colpisce più di 23 milioni di persone in tutto il mondo. Se lo studio sarà confermato sugli esseri umani, potrà aprire la strada a nuovi trattamenti per l’insufficienza cardiaca.
Una singola proteina influenza molti organi e funzioni
La proteina BDNF è nota per avere effetti antideporessivi e promuovere la salute delle cellule nervose. I risultati di questo studio suggeriscono un possibile collegamento biochimico tra depressione e malattie cardiache.
Il Dott. Ning Feng, autore principale della ricerca presso la John Hopkins University a Baltimora, dice:
“I nostri risultati sono un esempio lampante della capacità di una singola proteina di agire su più fronti e interessare molti organi e funzioni”.
I risultati dello studio hanno evidenziato che i pazienti con insufficienza cardiaca, la cui funzione cardiaca peggiora durante uno sforzo fisico, hanno bassi livelli di BDNF nel sangue.
” La nostra osservazione che BDNF controlla direttamente la capacità del muscolo cardiaco di rilassarsi e di contrarsi, offre una possibile spiegazione al calo di funzione cardiaca osservato nelle persone con insufficienza cardiaca, in particolare durante l’esercizio fisico”, commenta l’autore senior Nazareno Paolocci, assistente professore di medicina alla John Hopkins.
Le prime sperimentazioni degli scienziati, consistevano nell’isolare le cellule cardiache e cellule non cardiache da roditori ed esporle a BDNF.
Le cellule cardiache hanno risposto all’esposizione a BDNF,contraendosi e rilassandosi con forza, al contrario delle altre cellule.
Per determinare questo risultato, i ricercatori hanno indagato su una molecola chiamata TrkB, situata sulla superficie delle cellule e responsabile della ricezione di segnali chimici di BDNF e della loro trasmisssione all’interno delle cellule.
La versione ineficiente del recettore TrkB era meno sensibile ai segnali chimici inviati da BDNF, rendendo le cellule cardiache meno sensibili alla proteina.
I topi ingegnerizzati per portare recettori TrkB inefficaci nelle loro cellule cardiache hanno sviluppato insuficienza cardiaca: i loro cuori si sono contratti male, il sangue pompato era meno efficiente e hanno impiegato più tempo a rilassarsi dopo ogni battito.
Interruzione di segnalazione spiega l’insufficienza cardiaca indotta dalla chemioterapia
Queste interruzioni di segnalazione BDNF/TrkB, possono spiegare l’isufficienza cardiaca indotta dalla chemioterapia, un grave effetto collaterale di alcuni trattamenti del cancro. Tali trattamenti contengono sostanze chimiche che bloccano i recettori multipli per fattori di crescita, tra cui TrkB, per arrestare la crescita del tumore.
Anche se questo approccio è essenziale per tenere a bada la progressione del cancro, interferendo con la capacità di TrkB di rispondere a BDNF, può inavvertitamente portare a insufficienza cardiaca.
I ricercatori hanno concluso che bassi livelli di BDNF non possono da soli causare le malattie cardiache. Tuttavia, la carenza cronica di BDNF o insensibilità, aggravata da ulteriori fattori di stress fisiologici o patologici, può essere tra i principali responsabili dello sviluppo della malattia.
” In assenza di fattori di stress come l’ipertensione o un elevato carico di lavoro del muscolo cardiaco, la carenza di BDNF non può causare la malattia, ma potrebbe essere – la goccia che fa traboccare il vaso-“, conclude Paolocci.
Fonte: John Hopkins Medicine news release via Newswise.