Un nuovo studio suggerisce che un trigliceride sintetico chiamato Trieptanoato di glicerina, può trattare con efficacia la malattia di Huntington.
Lo studio è stato pubblicato on line il 7 dicembre 2015, dalla rivista Neurology.
La malattia di Huntington è una patologia rara, di tipo ereditario e degenerativo, che causa disturbi del comportamento, disturbi cognitivi, movimenti continui e scoordinati, con esordio verso i 40/50 anni. In Italia sono circa 6.000 le persone affette dalla condizione e circa 18.000 quelle a rischio di ereditare la malattia. Il gene responsabile della malattia di Huntington si trova sul cromosoma 4.
” Il nostro studio suggerisce che questo olio sintetico, Trieptanoato di glicerina, può migliorare il profilo metabolico del cervello, nei primi stadi della malattia”, ha spiegato l’autore dello studio Fanny Mochel, MD, PhD,dell’ Ospedale Pitié-Salpêtrière Università di Parigi.
Allo studio hanno partecipato 9 persone al primo stadio della malattia e 13 persone sane, con età media di 46 anni circa.I ricercatori hanno utilizzato scansioni cerebrali MRI, durante la stimolazione visiva, per analizzare il profilo energetico del cervello. Il trattamento è stato ripetuto dopo un mese.
Nella prima parte dello studio, nelle persone senza la malattia, il metabolismo è aumentato durante la stimolazione visiva, per poi tornare ad un livello normale. Nelle persone affette da malattia di Huntington non c’è stato alcun cambiamentop nel metabolismo.
Nelle seconda parte dello studio, le persone affette da malattia di Huntington sono state trattate con Trieptanoato di glicerina, un composto costituito da acidi grassi speciali che possono fornire energia alternativa al glucosio, nel cervello. I partecipanti hanno assunto l’olio, tre o quattro volte al giorno, durante i pasti, per un mese. Dopo la stimolazione visiva, il test ha rivelato che il loro metabolismo cerebrale era ormai normale.
” Se confermati in altri studi, questi risultati possono offrire una grande speranza alle persone che hanno un familiare affetto dalla malattia e che rischiano di svilupparla”, ha concluso Mochel.
Fonte http://www.eurekalert.org/pub_releases/2015-01/aaon-sod010715.php