Credit: Immagine gentilmente concessa da University of Huddersfield
La ricerca cercherà di produrre derivati misti di punicalagin, un composto del melograno, per lo sviluppo di un farmaco che potrebbe curare neuro-infiammazione e rallentare la progressione della malattia di Alzheimer.
L’insorgenza della malattia di Alzheimer può essere rallentata e alcuni dei suoi sintomi frenati da un composto naturale che si trova nel melograno. Inoltre, l’infiammazione dolorosa che accompagna malattie come l’artrite reumatoide e il morbo di Parkinson, potrebbe essere ridotta, secondo i risultati di un progetto di ricerca biennale guidato dallo scienziato Dr Olumayokun Olajide, della University of Huddersfieldche, specializzato nella ricerca sulle proprietà anti-infiammatorie di prodotti naturali.
Il dottor Olumayokun Olajide cercherà di produrre derivati misti di punicalagin per lo sviluppo di un farmaco che potrebbe trattare neuro-infiammazione e rallentare la progressione della malattia di Alzheimer.
A livello globale, ci sono almeno 44,4 milioni di malati di alzheimer.
La chiave di svolta del dottor Olajide e del suo team, è quella di dimostrare che punicalagin, che è un polifenolo – una forma di composto chimico – trovato nel melograno, è in grado di inibire l’infiammazione che porta alla distruzione di un numero crescente di cellule cerebrali, causando il progressivo peggioramento dei pazienti affetti da alzheimer.
Non vi è ancora alcuna cura per la malattia, ma punicalagin potrebbe prevenire o rallentare il suo sviluppo.
il Dr Olajide ha lavorato con i ricercatori dell’ Università di Huddersfield e con gli scienziati dell’ Università di Friburgo in Germania. Il team ha utilizzato cellule cerebrali isolate da ratti, al fine di testare i loro risultati.
La ricerca è stata pubblicata sull’ultimo numero della rivista Molecular Nutrition & Food Research e il dottor Olajide inizierà a diffondere i suoi risultati alle conferenze accademiche.
Attualmente i ricercatori stanno ancora lavorando sulle quantità di punicalagin che sono necessarie per creare un farmaco efficace.
” Sappiamo che l’assunzione regolare e il consumo regolare di melograno ha molti benefici per la salute – compresa la prevenzione di neuro-infiammazione correlata alla demenza” dice il Dr Olajide, raccomandando a tutti il consumo di succo con il 100 per cento di melograno, al fine di ottenere almeno il 3,4 per cento di punicalagin, il composto che rallenta la progressione della demenza.
Il Dr Olajide afferma che la maggior parte dei composti antiossidanti si trovano nella parte esterna del melograno e non solo nella nella parte interna del frutto. E aggiunge che, anche se questo deve ancora essere scientificamente valutato, il melograno sarà utile in qualsiasi condizione di infiammazione come l’artrite reumatoide, il morbo di Parkinson e il cancro.
La ricerca continua e ora il dottor Olajide sta collaborando con un suo collega dell’Università di Huddersfield, il chimico organico dottor Karl Hemming. Essi cercheranno di produrre derivati misti di punicalagin che potrebbero essere alla base di nuovi farmaci, somministrati per via orale, per trattare la neuro-infiammazione.
Il Dr Olajide è stato Senior Lecturer presso l’Università di Huddersfield per quattro anni.La sua carriera accademica include un posto di Humboldt Postdoctoral Research Fellow presso il Centre for Drug Research dell’Università di Monaco di Baviera. Il suo dottorato di ricerca è stato assegnato presso l’Università di Ibadan nella sua nativa Nigeria, dopo una sua indagine sulle proprietà anti-infiammatorie di prodotti naturali.
Egli attribuisce questo settore di ricerca alla sua educazione. “Madri africane normalmente trattano i bambini malati con sostanze naturali quali erbe. Mia madre ha sicuramente usato molte di queste sostanze. E così che mi sono interessato alla farmacologia”!
Storia Fonte:
- Olumayokun A. Olajide, Asit Kumar, Ravikanth Velagapudi, Uchechukwu P. Okorji, Bernd L. Fiebich. Punicalagin inhibits neuroinflammation in LPS-activated rat primary microglia. Molecular Nutrition & Food Research, 2014; DOI:10.1002/mnfr.201400163