I pazienti con malattia di Crohn, un tipo di malattia infiammatoria intestinale (IBD) che provoca dolore addominale e diarrea, possono anche sperimentare i dolori articolari. Nella malattia di Crohn, il sistema immunitario può attaccare non solo l’ intestino, ma il sistema muscolo-scheletrico causando la spondiloartrite, una condizione dolorosa che colpisce la colonna vertebrale e le articolazioni.
Ora una nuova ricerca, pubblicata l’ 8 febbraio in Science Translational Medicine, aiuta a spiegare il legame tra questi sintomi apparentemente non correlati e potrebbe aiutare i medici a identificare i pazienti con malattia di Crohn che hanno maggiori probabilità di sviluppare la spondiloartrite, consentendo loro di prescrivere terapie più efficaci per entrambe le condizioni.
( vedi anche:Un farmaco per l’artrite si è rivelato efficace per il trattamento della malattia di Crohn).
La nuova tecnologia ha aiutato i ricercatori a identificare un tipo di batteri E. coli presenti nelle persone con malattia di Crohn che possono innescare l’infiammazione associata con la spondiloartrite, secondo lo studio condotto da Dr. Randy Longman, autore principale e scienziati del Jill Roberts Center for Inflammatory Bowel Disease al NewYork-Presbyterian e Weill Cornell Medicine, microbiologi della Cornell University e reumatologi dell’ Hospital for Special Surgery.
I ricercatori hanno utilizzato campioni di feci di pazienti con IBD per identificare i batteri nell’intestino che presentavano immunoglobuline A (IgA) che sono anticorpi che combattono le infezioni. Grazie alla citometria a flusso (una tecnica laser utilizzata in biologia per il conteggio, la separazione e il rilevamento delle cellule. Questa tecnica permette l’analisi simultanea di più parametri sia fisici sia chimici, su migliaia di cellule al secondo), in cui le sonde fluorescenti vengono utilizzate per rilevare le specie batteriche rivestite di IgA, i ricercatori hanno scoperto che i batteri E.coli rivestiti di IgA erano abbondanti nei campioni fecali di pazienti con entrambe le malattie, spondiloartrite e malattia di Crohn. Usando sia i campioni di feci che modelli di topo, i ricercatori hanno poi collegato questi batteri alle cellule che aiutano a regolare l’infiammazione, ossia le cellule Th17, nelle persone con malattie autoimmuni.
“I nostri risultati permettono di sviluppare strumenti diagnostici per stratificare i pazienti affetti da Crohn con sintomi di spondiloartrite così come i pazienti a rischio”, ha detto l’autore senior Dr Longman, Assistente Professore di medicina e Direttore del Jill Roberts Institute Longman Lab al Weill Cornell Medicine.
I ricercatori hanno trovato che i pazienti con malattia di Crohn e spondiloartrite avevano livelli più elevati di cellule Th17 e che una proteina chiamata IL-23 innesca la loro attività.
” Il solo sequenziamento della flora intestinale ci offre un inventario dei batteri, ma non ci dice come sono percepiti dal sistema immunitario dell’ospite” , ha detto il co-autore dello studio Dr Kenneth Simpson, Professore di Medicina presso la Cornell e il cui laboratorio ha caratterizzato l’ E. coli identificato nello studio. “Questo approccio ci sta dando una lettura funzionale rispetto al solo un inventario”.
“Sapevamo che c’era fumo, ma non sapevamo dove era il fuoco”, ha aggiunto il Dr. Simpson. ” Bloccare la capacità dei batteri di indurre l’infiammazione, potrebbe essere la chiave per combattere la spondiloartrite e ottenere la remissione della malattia di Crohn”.
Fonte: Weill Cornell Medicine